Lampi d’azzurro per illuminare Kiev
Sarà l’effetto della crisi, sarà che Kiev sembra ai confini dell’impero, sarà che il popolo è distratto, però non ci sono squarci d’azzurro nel cielo sopra la capitale dell’Ucraina.
Uno stadio timido con la voce bassa e le guance rosse accoglie un quarto di finale con due grandi accademie del pallone.
Un’opera d’arte calcistica conservata nei più importanti musei di storia che ha appeal davanti alla tv, sui giornali e sui siti internet, ma che non stimola movimenti di massa.
E così sono molti gli spazi vuoti nell’imponente Stadio Olimpico, orgoglio architettonico degli urbanisti sovietici, che nel 1980 ha ospitato le partite di calcio delle Olimpiadi e sottoposto di recente a un’ operazione di chirurgia plastica piuttosto invasiva che ne ha occidentalizzato le forme e l’espressione.
Un catino da ottantamila spettatori nel cuore della città, tra antichi palazzi dell’era zarista, grigi condomini di chiara origine staliniana e moderni centri commerciali in perfetto stile new economy.
I tifosi azzurri non arrivano a tremila, meno che a Danzica e Poznan, città più vicine e meglio battute dalle compagnie low cost. Quasi non si avverte la loro presenza, ma a sostenere con forza il tifo azzurro sono le migliaia di ucraini che gremiscono gli spalti e che hanno scelto chiaramente da che parte stare.
Poca Italia anche in tribuna vip, anche perché i rappresentanti del governo hanno ritenuto sconveniente partecipare al banchetto di un Paese che ha messo in prigione l’ex primo ministro Yulia Tymoshenko con un’accusa di omicidio formulata con un sistema di prove degno degli agenti del Kgb ai tempi della guerra fredda.
Ci sono però l’ambasciatore Fabrizio Romano e il presidente del Coni Giovanni Petrucci.
Gli inglesi invece rispondono «presente».
Certo non hanno preso d’assalto l’Ucraina ma non hanno declinato l’invito dei loro giocatori che proprio nei giorni scorsi chiedevano più partecipazione.
Ed allora eccoli, diecimila o poco più, adeguatamente carburati dalla Shato, una birra ucraina poco reclamizzata in occidente, ma che secondo i frequentatori abituali dei pub di Liverpool e Brighton non ha nulla da invidiare alle “bionde” irlandesi.
Si fanno sentire ma senza esagerare, anche perché gli hooligans più aggressivi sono rimasti a casa a firmare il foglio presenza a Scotland Yard.
E a proposito di polizia. I circa seimila agenti dislocati nella zona davanti allo stadio si sono fatti sorprendere da tre attiviste di “Femen”, il movimento femminista noto per le proteste originali.
Le tre attiviste dell’associazione sono salite sul tetto di un muro d’accesso e hanno iniziato a manifestare pubblicamente.
Per attirare l’attenzione le tre ragazze hanno protestato in topless, tatuandosi sul corpo ed esponendo cartelli con la scritta «Fuck Euro», per denunciare il fatto che, secondo il movimento, gli Europei hanno favorito la diffusione della prostituzione e dell’alcolismo nel paese, indebolendo le menti della popolazione.
Tutto è avvenuto sotto lo sguardo compiaciuto di alcuni tifosi britannici, interessati più alle “forme” che alla sostanza della protesta.
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