L’avvio ritardato pesa sull’Acegas

TRIESTE. Più volte, anche negli ultimissimi giorni, il capo allenatore Eugenio Dalmasson ha sottolineato come l’Acegas sia ancora indietro nel processo di crescita globale di squadra, tanto atleticamente quanto nell’identità tecnico-tattica, che le consenta di stare in questa lega Gold con sufficienti standard di competitività. Le ultime due partite giocate, contro Trapani e Ferentino, hanno certificato sul campo questa analisi. Con lo stato di preparazione insufficiente con cui Hoover è arrivato a Trieste (e che ha pagato qusi subito con il problema muscolare insorto alla coscia) e con gli stop o i rallentamenti per infortuni di Diliegro, Fossati, Candussi, Harris, la squadra non ha condizioni di forma fisico-atletica omogenee. E avendo iniziato ad allenarsi a pieno organico a campionato già iniziato, per i motivi che tutti conosciamo, ai biancorossi, soprattutto ai più giovani, manca tutta la fase di preparazione precampionato, intendendosi in questo senso soprattutto l’affinamento della conoscenza e dell’amalgama fra giocatori e soprattutto nel miglioramento della comprensione tattica della partita.
Ecco quindi spiegata in buona parte la striscia negativa che Trieste sta accumulando. Correndo a due velocità diverse, con il leader carismatico designato (Hoover) in ritardo di condizione e dunque non ancora in grado di incidere nei momenti che contano (esemplare che contro Ferentino la rimonta biancorossa sia avvenuta con lui in panchina), con un po’ tutti non ancora sufficientemente istruiti a leggere le situazioni della gara e a comportarsi di conseguenza, la squadra si perde essenzialmente in due situazioni-chiave: negli aiuti (e questo è un problema di scarsa intesa) che pesa soprattutto in fase difensiva, dove spesso si vedono voragini aperte; e nell’incapacità di gestione delle fasi cruciali, quando c’è bisogno di “leggere” il campo e pensare soluzioni adeguate.
E così, quando le avversarie costringono con mosse tattiche l’Acegas a trovare soluzioni in tempo reale, la squadra va in affanno essenzialmente mentale, si muove slegata, si perdono palloni e lucidità, non c’è nessuno che sappia inventare il colpo di genio.
Trapani e Ferentino hanno avuto epiloghi simili: finchè l’Acegas ha potuto metterla sul corri, salta, pressa, tira ha rimontato ed è stata avanti, quando nel finale gli avversari hanno piazzato la difesa a zona e architettato qualche altro escamotage, si è spenta la luce e i vantaggi sono stati risucchiati velocemente e inesorabilmente (con i ciociari il +5 a 7’ dalla fine era esiguo, ma in Sicilia a 2’30” dalla fine Trieste era a +8...).
Fin quando l’Acegas non avrà lavorato a ranghi completi per un tempo sufficiente a trovarsi e capire, la musica resterà questa. E ci vuole ancora tempo, come si è capito, per colmare il gap. Ma il bicchiere mezzo pieno è una classifica non drammatica, nel troncone di cui fa parte l’Acegas c’è tanta compagnia e non corre nessuno. Dunque non c’è l’affanno di lavorare con ansia per inseguire.
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