Le passere lussignane accantonate da Tito e recuperate da Sciarrelli

Folto pubblico alla Triestina della Vela per la conferenza tenuta da Stagni e Danelon sulle storiche imbarcazioni
Silvano Trieste 2018-10-09 Societa' Triestina della Vela
Silvano Trieste 2018-10-09 Societa' Triestina della Vela

Si è svolta nella sede della Triestina della Vela la prima conferenza di Lettere di Mare, ciclo di incontri, giunto alla sua seconda edizione e promosso dal sodalizio di Pontile Istria insieme a Cizerouno.

La lezione a due voci tenuta da Giulio Stagni e Guglielmo Danelon, intitolata “La Passera Lussignana tra storia e leggenda: marinai, carpentieri e campioni olimpici” è stata un dettagliato racconto circa la storia e l’evoluzione della piccola imbarcazione che da scafo da lavoro si è tramutata in temibile yachting da competizione.

Ma quali sono le caratteristiche della passera? È stato Nico Rode, storico prodiere dell’ammiraglio Straulino, entrambi lussignani doc, a tratteggiare brevemente le peculiarità degli scafi più tipici dell’alto Adriatico: lunghezza di 5 o 6 metri, poppa a cuore, prua dritta, chiglia più profonda a poppa, larghezza pronunciata rispetto alla lunghezza per garantirne la stabilità visto il generoso armo alla portoghese con picco quasi verticale, boma che può sporgere anche di 2 metri dalla poppa e lungo bompresso per il fiocco.

Una descrizione che fa tornare immediatamente alla memoria le lance di servizio o di salvataggio a disposizione dei velieri di fine Settecento, che vennero poste in stretto legame con le passere dall’ingegner Artù Chiggiato, tra i primi a rilevare le barche lussignane.

Con il passaggio di Lussino alla Jugoslavia la produzione di queste piccole barche in legno ebbe una battuta d’arresto pesantissima, che portò a una drastica riduzione del numero di esemplari.

Il revival della passera è attribuibile a Carlo Sciarrelli, che si mise a recuperare la storia e la tradizione costruttiva di queste barche, trovandosi davanti a pochissimi appigli concreti. La norma di cantiere infatti non presupponeva alcun disegno, ma l’uso della “canaletta” (una mezza nave che veniva riportata nella sala di tracciatura e diventava l’anima della barca), i cui modelli sono andati quasi completamente perduti.

Oggi la passera gode di una nuova vita, grazie alla SVBG, che ha commissionato Barcolana 50 a Federico Lenardon, allievo di Sciarrelli e relatore del prossimo appuntamento fissato per giovedì 12 alle 18.



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