Le reti d’autore di James Rodrigez

INVIATO A RIO DE JANEIRO. Una volta i giocatori più forti del Banfield, come Javier Zanetti, andavamo a prenderli e li trasformavamo in stelle della serie A: adesso possiamo soltanto applaudire. James Rodriguez, la vera perla ieri al Maracanà, è l’ennesima conferma del declino del nostro calcio. Quando era un ragazzino di 18 anni, in Argentina, era finito sul taccuino dei nostri club. Non poteva essere diversamente. È mancino, ma lo puoi mettere anche a destra. È esile, ma gioca anche in posizione più arretrata sulla linea mediana. Nel 2009 piaceva già a parecchi: il punto è che da noi il Milan o l’Inter (si erano avvicinati ma...), difficilmente spendono cinque-sei milioni di euro per un teenager. La Juventus, per esempio, in quella estate, mise sul piatto più di venti milioni per prelevare dalla Fiorentina un onesto lavoratore come Felipe Melo e non neppure pensò al talento di James Rodriguez per potenziare la rosa. In lizza allora rimase soltanto l’Udinese, abile sul mercato sudamericano, ma decisamente impotente quando in campo scendono realtà come il Porto che l’anno dopo prelevò Rodriguez per farlo diventare un protagonista in Europa.
Missione compiuta. Non ci voleva neppure una grande fantasia. La prima stagione la vive all’ombra di Falcao, Hulk e Varela, vince lo scudetto, l’Europa League e la Coppa di Portogallo ed è fondamentale per l’apprendistato che sfrutta per diventare un titolare inamovibile l’anno dopo, quando esordisce, a vent’anni, anche nella nazionale maggiore. Nell’estate 2013 diventa il modo per risanare le casse del Porto. Il magnate russo Dmitry Rybolovlev, nuovo proprietario del Monaco offre 70 milioni per James e il portoghese Moutinho e il club lusitano molla l’osso con piacere. Rodriguez diventa così il protagonista del ritorno in Champions del club del Principato, grazie a un secondo posto dietro il Psg nella Ligue-1. Dalla scorsa primavera, poi, l’ex ragazzino terribile di Cúcuta ha ingranato un’altra marcia con la maglia dei cafeteros addosso: gol alla Tunisia e alla Giordania (in amichevole), gol a Grecia, Costa d’Avorio, Giappone e Uruguay (doppietta) qui ai Mondiali, dove è arrivato a quota 5.
Segna da sei partite di fila. E spesso sono reti d’autore, come la prima di ieri: stop di petto per sistemarsela sull’amato sinistro e boom, brazuca sotto la traversa per uccellare Muslera. Il Brasile trema.
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