L’eroe di giornata: «Nel finale ridevo sotto il casco»

SILVERSTONE. Alla fine, ridacchiavano tutti. Danilo Petrucci possiede una discreta vis comica; chi lo conosce lo sa, ma la platea della stampa straniera presente alla conferenza dopo gara non aveva mai avuto modo di apprezzarlo, visto che è soltanto la prima volta che il pilota di Terni sale sul podio della MotoGP. Nelle categorie minori non s'è mai visto: viene dalla SuperStock, associata al campionato Superbike.
Però, ordine; onore al merito, ed attenzione alla parole di Valentino Rossi: continua vincere da oltre quindici anni, punta con decisione al decimo titolo ed è riuscito a prevalere su Lorenzo proprio qui a Silverstone, quasi un feudo dello spagnolo. E sull'acqua. E mettendo sotto anche un Marquez di nuovo in forma. Che dire, di Rossi: grande.
«Silverstone è già difficile con il sole. Figuriamoci con la pioggia. E quest'anno di pioggia ne abbiamo vista poca: nessuno ha molti dati per il set-up» ha ricordato Vale. Continuando così: «Però, non mi è dispiaciuta per niente. Fin dal warm-up del mattino ho capito che avremmo avuto qualche chance. Dopo la caduta di Marc, ho commesso un errore: mi sono rilassato; ho creduto che Petrucci fosse ad almeno otto secondi. Quando il tabellone me ne ha indicati quattro, sono rimasto perplesso. Quando i quattro sono diventati tre, ho iniziato a fare qualche conto: quattro giri al termine, tre secondi di vantaggio… non me lo potevo permettere. Però pensavo: non posso rischiare di buttare via tutto: sono punti importanti, per il campionato. E anche: però pure lui avrà qualche timore: sarebbe il suo primo podio… io ho accelerato un po', lui ha mollato un po', e qui siamoa. Danilo mi è simpatico ; volte ci alleniamo assieme, al Ranch, e recentemente mi ha anche battuto. Pazienza. Ma se lo avesse fatto qui, forse non lo avrei più invitato...».
Danilo Petrucci: «l'ho battuto perché ad una curva l'ho sbattuto fuori. Ho pensato: ecco, questo è stato l'ultimo allenamento assieme...qui, quando mi sono trovato alle spalle di Lorenzo e Pedrosa, non sapevo che fare: e chi li aveva mai affrontati, con la possibilità di passarli? Mi chiedevo: come si comporteranno? E chi li conosce? Poi, dentro e via. E quando ho visto che mi avvicinavo al galoppo a Rossi, ho pensato: e adesso? Sono secondo, io che mi sarei leccato le dita per un quinto… All'ultimo giro ho sbagliato tutte le curve. Ma sotto al casco ridevo». (n.b.)
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