L’Italia fa già paura anche se è ancora a metà dell’opera

TRIESTE. E se questa è l’Italia ancora un po’ più indietro delle altre, che deve ancora affinare l’inserimento di tutti nei meccanismi di gioco e dare continuità alla recita dello spartito, cosa sarà quando il lavoro di modellatura del Ct Simone Pianigiani e del suo staff verrà completato? A Tbilisi gli azzurri, dopo una sola settimana di lavoro con la squadra al completo, affrontavano tre Nazionali anche loro in preparazione per l’Europeo e già più avanti di Datome e soci nel lavoro. Morale: hanno rifilato a tutte ceffoni da arrossare le guance. Non tanto nell’entità degli scarti, seppure rilevanti (19 punti alla Lettonia, 24 all’Estonia e 20 ai padroni di casa della Georgia), quanto nell’atteggiamento, nell’esecuzione del gioco e nelle qualità individuali. Guardando in tv le telecronache dei match, abbiamo rivisto più e più volte la circolazione di palla a velocità supersonica che la squadra aveva affinato nei lunghi allenamenti del PalaRubini. Abbiamo rivisto l’intensità difensiva degli allenamenti triestini ulteriormente elevata, abbiamo visto funzionare meglio di quanto ci si aspettasse gli aiuti, i raddoppi e gli scivolamenti in difesa. Non tutto è ancora perfettamente sincronizzato, però trovarsi già a questo livello è un bel vivere.
Altri, però, sono gli aspetti a nostro avviso più confortanti. Il primo: la disponibilità dei tenori solisti della squadra a usare la propria voce per dare maggior forza al coro, più che far risaltare le qualità delle proprie corde vocali. Fuor di metafora: mai i vari Gallinari, Belinelli, Bargnani, Datome hanno giocato per il proprio score. Si sono messi a disposizione del gruppo entrando con umiltà, ma esaltandolo con le loro indubbie qualità, l’impianto di gioco costruito e collaudato negli anni da Pianigiani e dai giocatori che c’erano. Un esempio: Belinelli contro la Georgia aveva il mirino deviato e allora ha giocato per gli altri, smazzando assist e aiutando dove c’era bisogno.
Il secondo, ma è quasi superfluo rilevarlo, il valore aggiunto che portano le qualità tecniche e i numeri che sanno tirare fuori dal cilindro i nostri Nba. I quali vanno a corroborare, tra l’altro, il tasso tecnico già elevato che sanno esprimere gli altri azzurri.
L’uno e l’altro aspetto citati finiscono per esaltare il terzo aspetto: l’atipicità dell’Italia di Pianigiani. Il Ct ha provato diversi quintetti, diverse soluzionitattiche che hanno mandato in tilt gli avversari. Abbiamo visto quintetti bassi, che hanno creato problemi agli attacchi avversari, i lunghi azzurri che giocavano volutamente fuori posizione per imbrogliare le carte ai difensori avversari, ali che diventavano playmaker creando negli avversari dubbi profondi su chi dovesse marcare chi. Questa versatilità Pianigiani la sta costruendo già da qualche anno, ma mano a mano che si va avanti la sta evolvendo continuamente. E quest’anno ha anche tutti gli esecutori sopraffini per i quali questo tipo di impianto era stato pensato. La messa a punto da qui all’Europeo non è ancora conclusa, ma già si può capire che sarà un rompicapo, per le avversarie, innanzitutto comprendere il gioco azzurro, per poterlo fronteggiare. A Berlino gireranno tante pillole per il mal di testa, crediamo...
@mcontessa1
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