Mastromarco e lo Squalo: una storia tutta italiana

dall'inviato
FUCECCHIO. Gli telefoni per chiedergli di Nibali da ragazzino, ma lui, Carlo Franceschi da sempre perno del ciclismo in Toscana, subito ti ricorda una cosa, non banale, con un orgoglio enorme: «Per Mastromarco nel gruppo dei girini passeranno 8 corridori che hanno corso in questa società, oltre a Nibali, Damiano Caruso, Simeon…”. Un record.
Ma con Franceschi, che Emma, la bimba di Nibali non a caso chiama “nonno Carlo”, non puoi non parlare di quel ragazzino che vent’anni fa sbarcò da Messina a Mastromarco sognando di fare il ciclista. «Che dire – spiega – ricordo un ragazzino siciliano che al secondo anno tra gli Allievi volava in una corsa in Val di Sieve. Qualche mese dopo è venuto a correre per la Mastromarco, in Sicilia non c’erano abbastanza gare. Ed è iniziato tutto». Nibali abitava nella mansarda dei Franceschi, Carlo e la signora Bruna che da qualche anno non c’è più ma per il campione è stata una sorta di seconda mamma. Andava a scuola a Empoli, quando nella squadra di calcio della città giocavano campioni come Montella e Di Natale, che da Napoli e dintorni avevano fatto la stessa strada del ciclista. «Correva, studiava, imparava innanzi tutto la sportività, l’educazione allo sport». Sognava di diventare un vincente e aveva una grandissima voglia di emergere, cose che gli hanno fatto superare anche momenti difficili. «Per noi Vincenzo è come un figlio». Eccome se Franceschi si ricorda le arrabbiature prese con quel ragazzino tutto talento e grinta. «Andava alle corse e tante volte mi faceva infuriare. Attaccava sempre, partiva la corsa e lui lasciava tutti lì. Una volta in una gara Juniores gli ho detto a muso duro: “se non la smetti di scattare per nulla ti raggiungo con l’ammiraglia e ti butto in terra…”. Lui? Parte, va in fuga, vince e poi mi viene a dire: “Hai visto Carlo?”». Inutile dire che il Franceschi, come tutto il paese, parroco compreso, da anni è in trincea per tifare. Tante le volte in cui è saltato sul divano davanti alla tv in questi anni per le vittorie del suo allievo.
«La più bella? La Milano-Sanremo 2018: ci ha tenuti 10 minuti col cuore a mille davanti alla tv». E la vittoria più bella in maglia Mastromarco, che fece la squadra Juniores proprio per non perdere il fenomeno siciliano? «Gp Mobilio di Ponsacco per Juniores. La mattina Vincenzo vince la tappa in linea con un numero dei suoi, il pomeriggio replica nella crono. Sì, lì ho capito che…”. Ma Franceschi, che crede nel tris rosa di Nibali, non dimentica Antonio, il fratello di Vincenzo. «Anche lui ha corso con noi e abitato a casa mia». E ieri è passato, felice come non mai, con la maglia della Bahrain-Merida accanto al fratello. Con loro altri sei ragazzi, molti arrivati dal sud per inseguire un sogno. E poi alla Mastromarco ci sono anche i giovani della squadra che Vincenzo ha aperto a Messina ed è guidata dalla moglie Rachele. Perché questa non è solo una storia di corse in bici, ma anche una bellissima storia italiana. —
A.S.
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