Meduri: "All'Unione anche per la sua storia"

Il nuovo centrocampista alabardato: "Sono qui per tornare in LegaPro"

TRIESTE Domenica a Valdagno Fabio Meduri ha già esordito con la maglia alabardata, giocando una ventina di minuti. Dovrò ancora crescere di condizione per essere al top, ma sicuramente il centrocampista calabrese classe 1991 porterà ancora più qualità al centrocampo dell’Unione.
Meduri, cosa l’ha convinta a vestire la maglia della Triestina?
«C’erano anche altre società che mi avevano contattato, ma la Triestina è la Triestina: serie D per serie D, ho preferito la società alabardata e ho fatto volentieri un sacrificio economico per venire qui. Mi ha convinto un complesso di fattori: l’importanza della piazza e un’organizzazione societaria che ha un’impronta decisamente professionistica».
Ma non le pesa questa stagione in serie D dopo alcuni campionati in Lega Pro?
«Ormai anche la serie D è un bel campionato. Per carità, la Lega Pro rimane superiore, però a volte bisogna fare delle scelte e si prende quella più opportuna. A inizio stagione la scelta di Campobasso per svariati motivi non si è rivelata ottimale, ma a questo punto per me è una sorta di ripartenza da zero con una società che ha ottime prospettive. Insomma l’obiettivo è di riconquistare la Lega Pro sul campo».
Ha percepito nell’ambiente questa voglia di promozione?
«Sì, se non si riuscirà ad arrivare primi cercheremo di farlo attraverso i play-off. Sento effettivamente una grande voglia di rinascere: la storia della Triestina la so, ma non conoscevo nel dettaglio tutte le traversie degli ultimi anni e il fatto che spesso è stata nelle mani sbagliate, ora me lo hanno raccontato».
In che ruolo di preciso si trova meglio a centrocampo?
«Io ho quasi sempre giocato a tre, ed ero quello centrale davanti la difesa. Ma ho giocato anche a due e anche se ho fatto più spesso l’altro sistema non ho una preferenza netta a riguardo. Insomma se si gioca a due come si sta facendo adesso mi adatto senza problemi».
La sua condizione fisica?
«Devo allenarmi ancora per essere al meglio, c’è da lavorare. Spero comunque di mettermi il prima possibile non dico in pari, ma almeno in una condizione tale da non risultare una zavorra. Purtroppo allenarsi da soli, per quanto bene lo si faccia, non è come lavorare con la squadra. E io lo facevo da inizio dicembre».
Le sue caratteristiche?
«Sono prevalentemente un palleggiatore ma inevitabilmente, giocando in quella posizione, bisogna fare bene anche la copertura. Non è più il calcio di 40 anni fa, qui non puoi permetterti di stare fermo e devi fare costantemente entrambe le fasi».
Si è già fatto un’idea di quanto vale questa Triestina?
«Sinceramente è un po’ presto e non mi piace dare giudizi. Ma se questa squadra è la migliore seconda di tutti i gironi della serie D, evidentemente i valori ci sono. Non c’è mai limite ai miglioramenti, ma i fatti dicono che è già una bella squadra».
Cosa pensa di stadio e tifoseria?
«Non sono certo io a scoprire il valore della tifoseria alabardata, che sicuramente con la serie D non c’entra nulla. Quanto allo stadio, sfortunatamente in questi anni l’avevo visto solamente alla tv e ora che sono qui, voglio metterci piede il prima possibile».

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