Nadal “straccia” Djokovic al terzo set e Roma applaude la grinta di Karolina
Una finale senza storia, come l’intero torneo. Non deve trarre in inganno il risultato finale: il 2-1 con il quale Rafa Nadal ha conquistato per la nova volta gli Internazionali di Roma superando il numero uno al mondo, Novak Djokovic, non racconta la superiorità schiacciante con la quale lo spagnolo ha condotto la finale. Il maiorchino, che in questa stagione era ancora a secco di titoli, ha spinto sin dall’inizio martellando il suo avversario con una serie micidiale di dritti e servizi. Lo stordito Djokovic era costretto a giocare continuamente in apnea, sballottato da una parte all’altra del campo e finiva per sbagliare. Morale: 6-0 nel primo set, un punteggio che nella interminabile storia dei match tra i due campioni (il serbo conserva comunque un vantaggio di due partite negli scontri diretti) non si era mai verificato. A questo punto Djokovic avrebbe potuto alzare bandiera bianca, ma l’orgoglio lo ha rimesso in corsa. Remando contro corrente, ha tenuto in bilico il secondo set fino al 3-3 e poi ha anche sventato uno 0-40 che, in caso di break, avrebbe chiuso anzitempo il match. Ancora un break cancellato sul 4-4 e poi, sul 5-5, Djokovic ha avuto un guizzo, forse l’unico nelle oltre due ore di gioco, che gli ha consentito di vincere il secondo set: 7-5.
Onestamente, però, è apparso evidente che la partita era comunque appoggiata su un piano inclinato che puntava verso la Spagna. Nadal ingoiava infatti l’inatteso contrattempo e nel terzo set riprendeva a martellare senza pietá. Subito 2-0, poi 4-1, una serie devastante di vincenti e una sensazione assoluta di padronanza assoluta di sé stesso, del campo, dei colpi e dell’avversario. Il quale, a dire il vero, nella parte finale del match, ha contribuito non poco a rendere pesante (6-1) il risultato del terzo set.
Probabilmente stanco per gli impegni nei quarti e in semifinale (due gare contro Del Potro e Schwartzman finite entrambe al terzo set e a notte fonda), Djokovic cominciava a inanellare una serie incredibile di errori gratuiti, tra i quali almeno una mezza dozzina di improvvide palle corte finite malinconicamente a rete e due smash facili facili sparacchiati malissimo. Tentare di vincere regalando non è possibile quando ti trovi davanti un tipo come Nadal, un agonista di natura che non perdona. La signorilità di Djokovic ha impedito al serbo di accampare scuse (“La stanchezza non ha influito, Rafa ha giocato meglio, è già un successo essere riuscito a conquistare un set” ha riconosciuto il serbo), mentre Nadal, che si è ripetuto dopo il successo dello scorso anno, ha spiegato che Roma “è uno dei miei tornei preferiti”.
La regina di Roma è invece Karolina Pliskova. La campionessa ceca, che nel 2017 è stata numero uno al mondo, ha messo in bacheca la coppa del trofeo femminile battendo in due set, 6-3 6-4, la britannica Johanna Konta, grande sorpresa del torneo. «È un miracolo – ha riconosciuto Pliskova –. Sono venuta con l’idea di fare un paio di match perché non mi sentivo così sicura di me, anche perché la terra non è la mia superficie preferita. Alla fine ho giocato senza pensare ed è andata benissimo, ho dimostrato di essere in forma e adesso vado a Parigi con tutt’altra convinzione». —
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