Una folla a inseguire la spider rossa: così Trieste festeggiò il ritorno del campione Nino Benvenuti

In migliaia si riversarono da via Carducci a piazza Unità e Corso Italia, in una città ebbra di gioia e orgoglio dopo la vittoria mondiale a New York 

Giovanni Marzini
La pagina del Piccolo che racconta quel giorno
La pagina del Piccolo che racconta quel giorno

No, non se ne parla proprio di tornare a casa. Era un tiepido pomeriggio di fine aprile e Trieste si preparava a riabbracciare il suo eroe. I libri di terza media sotto il braccio, tenuti assieme da quelle improbabili cinghie, perché gli zainetti scolastici non erano ancora stati inventati. Ma a casa non si torna: da una cabina telefonica si avvisa mamma. Ci vediamo a cena, perché dobbiamo festeggiare Nino.

In prima pagina sul Piccolo c’era scritto che in giornata il neo campione del mondo dei pesi medi sarebbe tornato nella sua Trieste e andava accolto con tutti gli onori. Tre giorni prima, era il 17 aprile 1967, la sveglia in casa aveva iniziato a squillare in orario inusuale.

Quell’abbraccio di Nino Benvenuti con Griffith, 40 anni dopo le tre sfide storiche
L’abbraccio tra Emile Griffith e Nino Benvenuti

L’ordine di papà era perentorio. «Tutti in cucina davanti alla radio: c’è Nino che combatte». Dal mitico Madison Square Garden di New York la voce di Paolo Valenti (sì, proprio quello che avremmo ritrovato anni dopo dietro la telecamera di 90mo minuto) arrivava disturbata dai continui boati di un’arena strabordante di pubblico.

La televisione quella volta ci aveva tradito: nessuna diretta via satellite ed eccoci allora incollati a fissare la radio, solo immaginando il montante ed il gancio di Nino, seguendo il concitato racconto del radiocronista. Ci sono comunque dei fermi immagine che un ragazzino finisce poi per consegnare all’indelebile album dei ricordi e le braccia alzate di mio padre, istriano come il nostro campione di Isola, restano ancor oggi ben impresse nella mente, quando Valenti urlò quel “Benvenuti campione del mondo!”.

Le cinque ore di scuola non passavano mai, ma il pomeriggio sarebbe stato ancor più lungo ed indimenticabile, con i compagni di classe a correre per ore dietro quella spider rossa con Nino seduto sopra la capote riavvolta. Un tragitto che ci parve infinito lungo una via Carducci che sembrava la Quinta Strada di New York: in migliaia lungo i marciapiedi, balconi e terrazzini ricolmi di gente che salutava quel “nostro” campione incredibilmente finito sul tetto del mondo in uno sport che – almeno in quegli anni – gareggiava per popolarità, tra il calcio ed il ciclismo.

Nino Benvenuti, il ragazzo d’Istria diventato stella in una notte
Nino Benvenuti

Dopo gli slalom tra le vie del borgo Teresiano eccoci in piazza Unità con i saluti delle autorità sotto il Municipio e poi a risalire lungo Corso Italia per un inedito e travolgente “liston” che anche la compassata Trieste si regalava ebbra di gioia e orgoglio. In quella calca la cinghia faticava a tenere assieme i quattro libri che tenevamo sotto braccio. Ne perdemmo un paio, ma forse il prof – pure lui tifoso di Nino – il giorno dopo ci avrebbe perdonato.

Non ricordo immagini televisive di quell’incredibile parata attraverso la città. Fosse successo qualche decina di anni più tardi, le nostre televisioni le avrebbero riproposte per giorni interi. Nino in televisione ci sarebbe tornato comunque, per molti anni ancora: non solo come pugile per altri indimenticabili match. Uno su tutti, quello della drammatica resa contro Monzon, con l’asciugamano lanciato sul ring dal suo angolo e il volto poi rigato da un pianto ribelle per un uomo che non conosceva la parola ritiro.

L’eleganza e la tecnica raffinata che aveva mostrato in mezzo alle corde, Benvenuti sarebbe poi stato capace di riproporla in tv anche al microfono, come commentatore sportivo: grazie a una proprietà di linguaggio e una varietà di termini che in aggiunta alla sua competenza gli regalarono fama e popolarità, sino a sfiorare addirittura la carriera di attore cinematografico.

Amori, tv, film: oggi Nino Benvenuti sarebbe stato un influencer
Nino Benvenuti

Ma il regalo più bello Nino me lo avrebbe fatto indirettamente molti anni dopo quel 1967, quando venne istituito un Premio che nel nuovo millennio (correva l’anno 2001) chiamarono “Lo sportivo triestino del secolo”. Fui chiamato a condurre quella serata evento che aveva come palcoscenico il nostro teatro Verdi. Benvenuti vinse un’accesa sfida all’ultimo voto davanti ad un altro nostro mito, quel Nereo Rocco che ci aveva lasciato qualche anno prima. E una volta chiamato sul palco, nel rivolgermi a lui – emozionatissimo - per premiarlo, non potevo che iniziare raccontandogli la storia di quel ragazzino che trentacinque anni prima aveva corso felice per le strade di Trieste, inseguendo una spider rossa… —

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