Pallamano a rischio: «Senza aiuti Trieste deve chiudere»

Ultimo disperato appello del presidente Lo Duca, dei dirigenti e dei giocatori con la dead-line per l’iscrizione al 24 giugno: «Ormai non dipende più da noi».  Il capitano: «Tanti sacrifici ma ambiente insensibile»
Foto BRUNI 11.02.17 Pallamano:Principe Trieste-Molo-Visintin
Foto BRUNI 11.02.17 Pallamano:Principe Trieste-Molo-Visintin

TRIESTE Una storia lunga e ricca di successi pronta a essere cancellata con un colpo di spugna.

Alla vigilia del suo cinquantesimo compleanno, la Pallamano Trieste è a un passo dalla chiusura. Serve un miracolo: lunedì prossimo scadono i termini per procedere all'iscrizione e sono necessari duecentomila euro per garantire l'attività di prima squadra e settore giovanile.

L'appello, accorato e disperato, è arrivato ieri dal presidente Giuseppe Lo Duca nel corso della conferenza stampa organizzata all'interno del palasport di Chiarbola, il tempio della pallamano italiana.

«L'ultima cosa che vogliamo - sottolinea il prof- è trasformare la festa per il cinquantesimo anniversario in qualcosa di triste. Stiamo facendo il possibile per mantenere viva la tradizione che questa società esprime ma, oggettivamente, i mezzi per affrontare la prossima stagione non ci sono. Ci mettiamo nelle mani di chi può aiutarci, speriamo davvero si possa trovare la formula per uscire da questa situazione». Un quadro decisamente poco roseo reso ancora più tetro dalle parole di Michele Semacchi, dirigente della società e munifico sponsor con la sua Alabarda.

«Non stiamo parlando solo di 17 scudetti, 6 coppe Italia o 50 anni di storia. Parliamo anche di tutto il lavoro fatto nelle scuole e di 250 bambini protagonisti nel nostro settore giovanile. Siamo di fronte a una scelta dolorosa ma inevitabile e i tempi sono purtroppo strettissimi. La dead line- sottolinea Semacchi- è fissata al prossimo 24 giugno: o ci si iscrive al prossimo campionato oppure, davvero, è arrivato il momento di chiudere tutto. Impensabile l'idea di iscriverci a un campionato di livello più basso. Siamo dispiaciuti per la poco attenzione che stiamo ricevendo da istituzioni e privati e perchè, davvero, con un minimo sforzo si potrebbe salvare una società che ha regalato a Trieste tanti successi. Se lunedì saremo costretti a cancellare tutto questo abbasseremo la saracinesca sui trofei vinti e consegneremo le chiavi della società al nostro sindaco. Ma sarebbe un brutto segnale e una sconfitta per tutta la città».

In attesa di conoscere il destino della società ci sono naturalmente i giocatori, ieri rappresentati nel corso della conferenza stampa da Lorenzo Dovgan. Stanno ricevendo offerte dalle altre società del massimo campionato ma tengono duro nella speranza di vedere risolti i problemi.

«Ci sarebbero tante cose da dire- sottolinea il capitano Marco Visintin- mi limito a esprimere un profondo senso di disagio per la scarsa sensibilità che la città dimostra nei confronti dei sacrifici che, quotidianamente, questa società ha compiuto in tutta la sua storia. Non parlo solo della prima squadra, penso anche a tutto il lavoro che è stato fatto con il settore giovanile. Se la pallamano Trieste, negli anni, ha saputo imporsi a livello nazionale è perchè la tradizione di questo bellissimo sport è stata tramandata di generazione in generazione. Io e Carpanese, nel nostro piccolo, siamo i figli di una tradizione che oggi vede Hrovatin e Sandrin affacciarsi in prima squadra. Pensare che tutto questo possa finire, sinceramente, mi provoca grande tristezza». —




 

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