Pelaschier: «O cambia pelle o la vela esce dalle Olimpiadi»

Il popolare skipper monfalconese: «Le regate sono sempre belle da vedere ma complesse da interpretare con le compensazioni. Vanno semplificate»
Di Claudio Soranzo

SAN GIORGIO DI NOGARO. Ha l'aria di un pensatore, di un tipo serio che sta sulle sue, con quella barba bianca e il cipiglio aggrottato. Ma Mauro Pelaschier quando lo stuzzichi sulla vela, si lascia andare, cambia espressione e sciorina tutto il suo sapere di uomo di mare, con piglio ironico e humour anglosassone. E diventa un grande comunicatore. È anche per questo che gli è stato attribuito il premio “La Voce dell'Adriatico” 2017 (una targa e un’opera della pittrice udinese Alessandra Candriella), ideato e realizzato da Fortunato Moratto, patron del cantiere nautico Sant’Andrea, e da Carlo Morandini, giornalista appassionato del mare e presidente dell’Arga Fvg.

Nell’occasione Mauro è stato sottoposto a un fuoco di fila di domande dei tanti appassionati convenuti alla premiazione, tra i quali un altro noto skipper nostrano, il duinese di Sistiana Alberto Leghissa. Mauro Pelaschier è nato e cresciuto alla Svoc di Monfalcone. Dal padre Adelchi e dallo zio Annibale, entrambi olimpionici della classe Finn, Mauro ha ereditato la passione e le capacità nell’affrontare l’elemento marino. Parte dal golfo di Panzano e arriva in Coppa America, iniziando dall'Adriatico dove si è fatto le ossa. «Per me - ha esordito Pelaschier - l'Adriatico è una sorta di lago, come il Mediterraneo, ma è anche una formidabile palestra per la vela, perché vi confluisce la maggior parte dei fiumi d’Italia e ciò crea un gioco di correnti che spesso condizionano fortemente l’esito delle regate. A parte le acque di casa e quelle croate, piene di isole e insenature, mi piace regatare anche a Venezia e a Ravenna, ma in particolare attorno al monte Conero, e in Puglia. Un mare ricchissimo di diversità, anche nella pesca, e quasi ogni comunità che si affaccia ci può trasmettere piatti e usanze fantastiche».

Con chi hai imparato la vela d’altura in Adriatico?

Nella 500x2 con Stefano Spangaro, competizione che mi ha insegnato come e su quale versante della costa conviene risalire per arrivare prima, capacità che avevo acquisito con Sandro Chersi.

Questo sport del mare, la vela, secondo te è ancora attuale?

Le tecnologie hanno fatto evolvere le imbarcazioni, non altrettanto il modo di regatare, tuttora molto complesso. Ha di sicuro una sua logica, l’ha sempre avuta, ma per il pubblico come per gli stessi cronisti è difficile interpretare un risultato basato su compensi e svantaggi. Anche per chi regata è un calcolo complesso. Sono molto più efficaci le regate monotipo, su barche tutte uguali dove si regata ad armi pari e sai subito com’è andata e se hai fatto bene o male.

Cosa ci riserverà quindi il futuro della vela?

«Il Cio ha già dato l’ultimatum agli organismi federali: o si cambiano le formule o la vela sarà fuori dalle Olimpiadi».

La motivazione del premio, andato nelle edizioni precedenti al guru della nautica nazionale Cino Ricci, all'oceanografo padovano Andrea Bergamasco, il “misuratore” dell'Antartide, e al biologo anconetano Corrado Picinetti, curatore in tivù di Linea Verde e Linea Blu, è stata fortemente caratterizzata dal suo ruolo di commentatore televisivo della Coppa America, ingaggiato dalla Rai per le capacità di sintesi nel raccontare mari e regate. Grazie anche alle sue doti tecnico-sportive e agonistiche, Mauro Pelaschier ha fatto conoscere e amare lo sport del mare a milioni di italiani. Da ricordare che il velista monfalconese fu il primo timoniere alla Coppa America, con Cino Ricci skipper, su Azzurra. La sua carriera proseguì sul Moro di Venezia e alla Swan Cup, la prestigiosa sfida che si svolge ad anni alterni a Porto Cervo e nel cuore del Mediterraneo. La prima edizione fu vinta da Lorenzo Bortolotti, oggi patron del cantiere finlandese del Cigno, mentre le successive, come ha precisato lo stesso Bortolotti presente alla cerimonia, «le ha vinte tutte lui». Tanti altri eventi del mare lo hanno visto protagonista, tra i quali il Giro d’Italia a Vela, che ha fatto conoscere le coste e i mari italiani ai velisti di tutto il mondo, favorendo la conoscenza di territori e approdi. Numerose pure le sue vittorie e partecipazioni alla mitica Barcolana.

Mauro Pelaschier ha quindi visitato il Nautor’s Swan Adriatic, le cui imbarcazioni sono un’icona nel mondo della vela, riflettendo le attese degli appassionati di ogni continente per la progettazione, la realizzazione e le finiture delle barche da 45 a 120 piedi. Sono ora in fase di realizzazione due nuovi scafi da 50 e 65 piedi. E proprio a Marina Sant’Andrea questa primavera si svolgerà, come lo scorso anno, lo Swan Open Day. Da non perdere.

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