Peterson ricorda Alberto Bucci: «I giocatori lo adoravano» Il Vate: «L’uomo era il coach»

TRIESTE. Commozione e ricordi. Così il basket italiano commemora la morte di Alberto Bucci, presidente onorario della Virtus Bologna, ex grande coach di Rimini, Fabriano, Livorno, Verona, Pesaro e ovviamente delle amatissime “Vù nere”. Non è il palmares il filo conduttore dei tanti personaggi che lo ricordano, bensì lo spessore umano di Bucci. Il primo è Dan Peterson: «Albertone…chi lo ha mai chiamato diversamente? Io no di sicuro, quell’accrescitivo “one” lo descrive perfettamente. E’ stato un allenatore di grandissima semplicità tecnica, mai una cosa in più, mai una in meno. Sapeva che erano gli uomini e non gli schemi a vincere le partite e i suoi uomini gli hanno dato sempre il massimo, facendo miracoli, superando spesso i loro limiti».
Il ricordo di un altro mostro sacro, Valerio Bianchini: «Ho sempre ammirato Bucci per era la straordinaria sintesi che aveva raggiunto tra la sua esperienza umana e la sua professione di coach. L’uomo era il coach, con lo stesso coraggio contro le avversità, la stessa incrollabile fede che lo spirito avrà sempre la supremazia sulla fragilità del corpo, l’impegno di condividere con i suoi la sua passione per la vita». Infine i suoi giocatori, quelli della Virtus Bologna con cui Bucci ha condiviso grandissimi momenti sportivi. Flavio Carera non riesce a trattenere le lacrime: «Vivrò di ricordi, ad Alberto devo tutto. Quando ero giovane mi ha insegnato cosa stavamo facendo, che il basket era una fortuna. E più avanti, da uomo, ormai master, era ancora lì a spiegarci la vita e il basket». Poi Renato Villalta: «Nella stagione della stella avevamo vinto la prima fuori e perso la seconda. La tensione la tagliavi a fette. Durante un allenamento venne a dirmi, oh guarda lì in alto. Aveva fermato tutti e ci eravamo messi a guardare in cima. Vedi una stella lassù che brilla?, mi dice. Ci eravamo messi tutti a ridere. Stemperammo un po' la tristezza». Mancherà… —
R.B.
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