Quando i marziani cadono da 11 metri il calcio torna umano

Gli errori su rigore prima di Messi e poi di Cristiano Ronaldo hanno deciso le due semifinali di Champions League
Di Guido Barella
25.04.2012 SPAIN - UEFA Champions League Semi-Final 2nd leg match played between Real Madrid CF vs FC Bayern Munchen 2 (1) - 1 (3) at Santiago Bernabeu stadium. The picture shows Cristiano Ronaldo (Portuguese forward of Real Madrid)
25.04.2012 SPAIN - UEFA Champions League Semi-Final 2nd leg match played between Real Madrid CF vs FC Bayern Munchen 2 (1) - 1 (3) at Santiago Bernabeu stadium. The picture shows Cristiano Ronaldo (Portuguese forward of Real Madrid)

Non sbagliava un rigore dal 2009, partita della Liga contro l’Almeria. Da allora, per Cristiano Ronaldo, CR7 come lo chiamano in Spagna e in mezzo mondo, una serie di 27 centri consecutivi.

Fino all’altra sera. Fino a quell’errore nella serie decisiva contro il Bayern Monaco. Fino all’eliminazione nella semifinale di Champions, che ha tagliato fuori dall’appuntamento della Allianz Arena il (presuntuosetto) calcio spagnolo, visto che martedì sera ci aveva pensato il Chelsea del “normal one” Roberto Di Matteo a lasciare a casa il Barcellona.

Eppure non è la prima volta che CR7 sbaglia un rigore importante in Champions League. Era già successo il 21 maggio 2008, nella finalissima di Mosca. Lui vestiva la maglia del Manchester United, di fronte c’erano i blues del Chelsea. Nei tempi regolamentari vantaggio firmato proprio da lui, da Cristiano Ronaldo, al 25’ e pareggio al 44’ di Lampard. Finita lì. Rigori. Il numero 7 di Madeira è il terzo rigorista dei reds: rincorsa così così, pallone debole a mezza altezza e Cech para. Poi però sbaglieranno anche i blues Terry e Anelka e quel tiraccio di CR7 passerà in secondo piano. Prima, però, un altro errore dagli undici metri che poteva essere pesante, nella semifinale con il Barcellona, con il pallone fuori bersaglio.

Troppo facile adesso citare Francesco De Gregori e la sua «Leva calcistica della classe 68»: «Nino non aver paura a sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore». Troppo facile e anche un po’ sbagliato, perché se prima (martedì sera, contro il Chelsea) Messi spara dagli undici metri sulla traversa il pallone che può valere la finale e poi Cristiano Ronaldo si lascia ipnotizzare da Neuer, portiere del Bayern diventato l’eroe tedesco della notte di Madrid, beh, allora sì che anche da questi particolari si giudica un giocatore, anche se Emilio Butragueño, “el Buitre” di una vita fa oggi nello staff del Real, dice che sono maggiori i meriti di Neuer che i demeriti di CR7.

Messi e Ronaldo, così diversi e così uguali. L’argentino piccolo e silenzioso, impossibile pizzicarlo fuori dalle righe. Il portoghese alto e bello, abbonato alle pagine di gossip quanto se non più che a quelle di sport. Ora a unirli c’è una finale sfumata (la finale da tutti attesa, l’unica finale possibile se il calcio fosse matematica: Barcellona-Real Madrid) a causa di un loro errore dagli undici metri.

Hai voglia di dire che non è da questi dettagli che si giudica un giocatore. Hai voglia di parlare di squadre galattiche composte da esseri superiori... I galattici quest’anno sono Roberto Di Matteo e Jupp Heynckes. E il calcio ritorna umano.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo