Subito fuori dai giochi il delfino di Yates

Il colombiano Chaves prende mezz’ora, la maglia rosa non si scompone e va a caccia di abbuoni. A Gualdo vince Mohoric

Il Giro è così. Regala sorprese, a volte sorpresone, anche nelle tappe apparentemente più tranquille. Basta chiederlo ai campioni del passato. Prendiamo Vittorio Adorni, giusto 50 anni fa iridato a Imola: «Quante volte il giorno di riposo è stato fatale ai big?», ha detto. Tante. Ieri è toccato ad Esteban Chaves, alla partenza da Penne secondo a 32” dal capitano in maglia rosa Simon Yates. All’arrivo? Sprofondato a quasi mezz’ora (25’26”).

Altro che “opzione B” della Mitchelton Scott. Pensi a una botta tremenda per la maglia rosa, privata di una preziosa spalla, invece, a Sarnano, secondo traguardo volante della tappa più lunga del Giro a 90 km dal traguardo, l’inglesino fila dietro a Thibaut Pinot (Groupama) e fa lo sprint per rosicchiare 3 secondini di abbuono. Briciole, se è vero che da qui a Roma i distacchi si conteranno magari con la sveglia, ma un chiaro messaggio ai rivali: ehi signori, mi avete tolto di mezzo un alleato ma io sono qui e battermi non sarà facile. Bravo.

E Chaves? Nel giorno di riposo l’avevamo visto raggiante a Montesilvano nell’hotel del team. Sorrisi, voglia di spaccare il mondo (come due anni fa). Poi ieri la disfatta. Nemmeno il tempo per il gruppo di transitare a Rigopiano, accanto alla spianata in cui, fino al gennaio 2017, c’era l’hotel dei sogni diventato bara per 29 turisti, che il colombiano già arrancava a minuti. Tre alla fine dell’unica versa salita di tappa. Yates ha subito sganciato tre uomini per aiutare il compagno, ma i rivali hanno cominciato a tirare forte. La Sky di Froome, la Sunweb di Dumoulin, persino la Uae di Aru; e poi Astana e Movistar. Chaves, frenato dall’allergia dice il team (e se fosse stato invece il freddo?), trova alleati preziosi: Elia Viviani, la maglia ciclamino, e i suoi Quick-step. Tirano a fondo sperando in una volata a Gualdo Tadino. A 120 km vedono ormai le ammiraglie del gruppo dei big. Niente. Sono l’ a un minuto, forse meno. Ma la giuria toglie di mezzo le auto, il gruppetto ri-perde terreno. Viviani non vuole “uccidere” la squadra per nulla e il colombiano affonda.

Il suo crollo, come d’incanto, ridà un po’ di cera alle facce dei big annichilite dalle recenti prove di forza di Yates. E se, allora, quello scattino per racimolare tre secondi di abbuono, fosse un segnale di debolezza del padrone del Giro? Ce lo diranno oggi la “Liegi” delle Marche, una tappa piena di muri verso Osimo, lo Zoncolan sabato e le dolomiti domenica.

«Basta un attimo per cambiare tutto in un Giro, Esteban è stato male e così è andato fuori classifica. L’abbuono preso? Nessun messaggio, ho bisogno di secondi per la crono. Mi servono prima di martedì due minuti su Dumoulin, meglio se tre. Io ho paura della crono», spiega.

E per i big ieri le sorprese non sono finite con il trappolone a Chaves. La pioggia ha complicato le cose nel finale. Nella discesa verso Gualdo Tadino, col gruppo allungatissimo, la maglia bianca Richard Carapaz (Movistar) ha forato. Poi è toccato a Tom Dumoulin (Bmc), il più vicino a Yates nella generale.

Davanti tre coraggiosi provavano la fuga per la vittoria: Davide Villella (Astana), Matej Mohoric (Bahrain) e Nico Denz (Ag2r). Rischiano in discesa, li inseguono Sergio Henao (Sky) e Alessandro De Marchi (Bmc). Villella cede. Mohoric è indiavolato. Ha un motore super il purissimo talento sloveno di 24 anni, ex campione del mondo juniores e under 23. Denz va al gancio, lo sloveno vince.

Perde Chaves: «Non avevo la forza in salita, dobbiamo vedere, la vita è così, il Giro d’Italia è bello per questo: comunque l’obiettivo è vincere con Simon», ha detto stravolto il colombiano. Chiusura con Chris Froome (Sky): «Giornata dura, ma sto meglio». Sensazione: crede ancora nella rimonta.

@simeoli1972

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