Tiralongo-Aru vittoria e lacrime da libro cuore

GIORGIO DEL SANNIO. Succede anche questo nel ciclismo. Che il capitano tagli la linea del traguardo e scoppi in lacrime per la vittoria di un suo gregario. Magia di questo sport.
Il capitano è Fabio Aru (Astana), 24 anni, il gregario è Paolo Tiralongo, 37 anni, molti dei quali passati a tirare come un mulo per fior di capitani. Due anni fa Vincenzo Nibali, quattro Alberto Contador, che gli lasciò una vittoria alle pendici del monte Rosa. Ieri Tiralongo ha dimostrato per la terza volta nella corsa rosa di saper anche centrare il risultato vincente. A San Giorgio del Sannio è accaduto, al termine di una frazione che non aveva un metro di pianura nei 224 chilometri. Tiralongo è riuscito ad avere la meglio su dieci compagni di fuga con i quali aveva ravvivato la frazione sin dal via. Un capolavoro gli ultimi suoi chilometri. Dopo la discesa del Serro Tondo si è registrata la caduta senza gravi conseguenze di una moto con un fotografo giapponese. Circostanza che ha indotto la direzione di corsa a posizionare una safety-moto per rallentare il gruppo di testa. Dai fuggitivi nel frattempo si era avvantaggiato l’olandese Jan Slagter (Cannondale) che però Tiralongo ha messo nel mirino alla fine del monte Serra per poi staccarlo a quattro km dall’arrivo e arrivare a braccia alzate.
Dietro? Ancora show tra i primi. Sempre grazie a Fabio Aru, il sardo che sta facendo impazzire l’Italia. Il capitano dell’Astana è un duro, sa che Contador è un fuoriclasse, ma che se vuole avere una possibilità di vestirsi di rosa a Milano deve attaccare ogni volta che la strada sale. E a metà del Colle Serra, dieci chilometri dall’arrivo, c’erano le rampe giuste per l’affondo. Scatto secco, ma niente da fare. Contador, che saltellava come un grillo sui pedali (ormai la caduta di Castiglione della Pescaia può essere messa in archivio), non gli ha lasciato un metro. Neanche Richie Porte. L’australiano Sky è sempre lì, segue i duellanti come un’ombra. Non attacca, sta coperto. Evidentemente punta a ribaltare la situazione nella maxi-cronometro di sabato, che già incombe all’orizzonte del Giro. Lo scatto di Aru, però, un risultato l’ha raggiunto: il colombiamo Rigoberto Uran (Etixx), secondo un anno fa dietro a Nairo Quintana, si è staccato. Ancora una volta in salita. Alla fine ha accusato oltre un minuto di ritardo. Ora arranca a due minuti dal leader. «Che dire? Vanno più forte di me... speriamo solo di migliorare», ha detto il colombiano. Il quarto tenore si fa da parte. La lotta per la rosa di Milano sarà a tre. Con Fabio Aru che, prima di scoppiare in lacrime per il fido Tiralongo («è un maestro, un grande corridore»), ha pure completato la bella giornata Astana con uno sprint sul traguardo. Per gli abbuoni? No, era la volata per il decimo posto. Uno scatto talmente secco che ha sorpreso la maglia rosa giunta dietro di lui un secondo dopo. Quindi Porte e Mikel Landa, altro Astana. Contador irritato? «No – ha detto la maglia rosa – a me va bene così, dopo nove giorni di corsa sono soddisfatto e abbiamo pure distanziato Uran. In un Giro con i leader a pochi secondi è una buona cosa».
I due, negli ultimi chilometri, si erano accordati per distanziare il più possibile Uran. «La corsa finisce sul traguardo», ha detto Aru. Il ragazzo parla da leader, è sfrontato al punto giusto. E poi ha un’umanità non comune. Piange alla fine per “papà” Tiralongo. «Sì, per me Paolo è come un padre, un maestro, sono strafelice per lui», ha aggiunto. Più in là il suo gregario è felice. Domani (oggi il Giro riposa a Civitanova Marche) tornerà a tirare come un mulo per il suo bimbo. Così lo chiama, in quel piccolo specchio di libro cuore made in Kazakistan.
@simeoli1972
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