Tre ore per tornare al Portobello Resort Salta l’allenamento

INVIATO A MANGARATIBA. C’è anche la strada che porta a Volta Redonda tra i motivi che hanno portano all’annullamento dell’allenamento di ieri mattina al Portobello Resort&Safari. Lasciato lo stadio su per giù alle otto e mezza della sera brasiliana, il pullman degli azzurri ha varcato la sbarra del ritiro oltre tre ore dopo, tanto che dopo pochi minuti il ct Cesare Prandelli ha deciso cambiare il programma della mattinata, come ha fatto sapere l’ufficio stampa della Figc che poco prima della mezzanotte ha inviato la mail di aggiornamento a stampa e tv.
Il pullman della Nazionale all’andata aveva optato per il percorso tortuoso: ancora in pieno giorno, ha coperto quel centinaio di chilometri in due ore e mezza circa, ma le continue curve strette, che consigliano di rallentare in modo deciso, non sono state gradite dal gruppo azzurro che ha chiesto di cambiare strada per il ritorno. Ma si tratta davvero di un percorso a ostacoli? Alcuni giornalisti, hanno sfruttato quelle indicazioni stradali per il ritorno, nella speranza di imboccare una scorciatoia rispetto all’autostrada che collega Rio e poi la statale BR-101 che unisce Rio col ritiro dell’Italia. Si tratta di una scelta sconsigliabile, a posteriori. Il viaggio è durato praticamente tre ore e mezza perché i navigatori, tutti i navigatori, a un certo punto, in corrispondenza del passaggio a Rio Claro, indicano una rotta fuori pista che spedisce gli automobilisti lontano dalla meta.
Sembra una storia d’altri tempi, è uno spaccato del Brasile di oggi che maschera spesso sotto il tappeto i problemi. Come quelli della viabilità che può contare su una rete discreta a livello di collegamento tra le principali città che diventa degna di un’odissea se bisogna andare da Mangaratiba, sulla costa, a Volta Redonda, tra le montagne dell’entroterra di Rio de Janeiro. Sui navigatori gps sono su per giù 90 chilometri, ma è un’informazione virtuale e rischia di trasformarsi un boomerang se non si conoscono le strade interne che accorciano il percorso di circa sessanta chilometri. È un particolare conosciuto da chi utilizza abitualmente quelle strade. Strade che di notte diventano ricche di sorprese. Una vettura composta da un’equipaggio a quattro (gli inviati di questa testata, Fabio Russo di Radio Sportiva e Tancredi Palmeri di beIN Sportse) è finita addirittura circondata e attaccata da un branco di cani randagi prima di imboccare la foresta, 50 chilometri, del monte che sovrasta Mangaratiba, ricca di scimmie e lupi, come evidenziano i segnali stradali presenti lungo la strada, a tratti sterrata nei tornanti in discesa. Nulla di pericoloso, per carità, ma la prova che era impossibile tagliare corto. Rubare tempo. Dire perché la Nazionale abbia scelto di giocare tra le montagne è un tasto che la macchina organizzativa degli azzurri non vorrebbe toccare. Affidandosi a un impresario locale, l’Italia è stata costretta a sfruttare l’impianto di Volta Redonda senza poter intervenire sui dettagli. Perciò la tribuna stampa, per esempio, era senza banchetti e spine elettriche (c’era però il wi-fi); la massa degli accreditati, autorizzati dal Fluminese attraverso l’albo della stampa brasiliana ha invece provocato un autentico ingorgo nella cosiddetta zona mista, dove hanno potuto accedere anche i giornalisti non accreditati Fifa. Insomma, un girone infernale con duecento persone in un sottotribuna a intervistare Immobile e Insigne prima del rientro a meno di non scegliere l’interminabile “rodovia” per Rio, imboccata dagli azzurri per tornare al Portobello.
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