Triestina calcio, Denis Godeas vede “buio”
Il cannoniere più prolifico della storia della Triestina «Con quei soldi impossibile essere ultimi. Inadeguati fase offensiva e giocatori. Sarà molto dura salvarsi»

Denis Godeas è il giocatore che ha segnato di più nella storia della Triestina, con la maglia alabardata ha vissuto tante stagioni in periodi diversi e anche lui si è trovato a lottare per la salvezza, proprio come l’Unione attuale. Ma al contrario di questa che ha una società sana alle spalle, in passato il bomber l’ha dovuto fare con società allo sbando e con presenze particolari, come Tonellotto o Aletti, o con la squadra in mano al curatore fallimentare.
Godeas, che differenza c’è a lottare per la salvezza in un contesto societario solido o in uno disastrato come era capitato a lei?
«È vero che a Trieste ho lottato per la salvezza con problemi societari di ogni tipo, ma in altre piazze l’ho fatto con realtà invece più sane e solide, dove però sapevi dall’inizio che le risorse erano poche e che l’obiettivo era quello di soffrire. Insomma eri già mentalizzato su quella che era la tua stagione».
Nella Triestina attuale invece?
«Bisognerebbe conoscere bene le dinamiche dall’interno, ma c’è qualcosa di totalmente anomalo. Io faccio il ragionamento di un tifoso medio e vedo che è molto strano per una società che ha così tante risorse ritrovarsi inaspettatamente in questa situazione, è come se la Juve fosse ultima in serie A. Quando sbagli una stagione puoi scendere di 4-5 posizioni, diciamo di 10 punti, non passare dalla lotta per il vertice a fanalino di coda».
Ma gli stimoli di un giocatore cambiano se lotta per la salvezza con alle spalle una società solida o meno?
«Qualcosa può cambiare ma poco, qui il vero problema è che la rosa non è adeguata, manca di qualità, alcuni giocatori non sono di categoria. E l’aggravante è aver speso tanto per allestire una rosa del genere».

Come è potuto succedere?
«Alla squadra dell’anno scorso che conoscevo bene, nella parte iniziale con Tesser mancavano uno o due giocatori per vincere il campionato. Quello che accade quest’anno è inspiegabile: avere questo grande potere economico e ritrovarsi in coda spiazza completamente il tifoso».
Qual è il più grande problema di questa Triestina?
«Lo scorso anno si è presentata con Lescano, che sarà anche un giocatore dalla gestione complicata ma è uno che i gol li faceva. E un attaccante lo giudichi dai gol, non dalla simpatia. Quest’anno ho visto cinque-sei partite dalla tv e obiettivamente ho sempre notato tanta fatica a far gol. C’è qualcuno che in prospettiva potrà fare qualcosa, ma qui i gol non si fanno mai, la sensazione è che per farli devono incrociarsi tre pianeti o capitare proprio nella giornata buona».
Quindi la vede grigia?
«È impossibile salvarsi se questi restano i numeri, soprattutto rispetto a quello che la squadra produce. Non parlo nello specifico di attaccanti, il vero problema è la fase offensiva, che è improponibile e non è da categoria. Ed una questione di qualità dei giocatori. Non invidio l’allenatore, farlo in queste condizioni è davvero dura».
A proposito di Clotet, che ne pensa?
«Me ne hanno parlato molto bene, è un tecnico valido, moderno e con buone idee. Può dare sicuramente una mano, ma in campo non ci va lui e la squadra purtroppo non ha qualità».
E lei invece dopo Sistiana è fermo?
«Ho avuto delle proposte ma sulla falsariga di quella vissuta, invece vorrei fare qualcosa di diverso e per la quale mi sento più adeguato. L’annata a Sistiana per me è stata preziosa e formativa, sono contento di averla fatta, ma non devo allenare per forza, ora posso aspettare e permettermi di scegliere il contesto giusto».
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