Tyson: «Non voglio morire per colpa di alcol e droghe»

ROMA. Record sportivi a raffica, intemperanze di vario tipo, tra orecchie morsicate agli avversari e violenze sulle donne con relativi arresti. Dopo quasi trent'anni di eclatanti trionfi e rovinose cadute, Mike Tyson torna a far parlare di sé evocando la sua malinconica fine per colpa di alcol e droghe. Salvo poi promuovere la sua nuova società di combattimenti, che sta per debuttare.
Intervistato al programma della Espn “Friday Night Fights”, il 47enne ex campione dei pesi massimi ha confessato di stare per morire, perché alcolizzato. Subito dopo, però, Tyson ha assicurato di voler cambiare vita chiedendo di essere perdonato per le «tante cose cattive» fatte. «Non voglio morire, ma vivere una vita diversa», ha spiegato, annunciando per la gioia dei suoi fan di aver già compiuto il primo passo in questo senso: «Sono sei giorni che non bevo e non faccio uso di droghe, un miracolo...».
Ripercorrendo le sue gesta non proprio “eroiche”, Iron Mike ha ammesso di assumere sostanze di ogni genere ed ha chiesto scusa «a chi pensa che io sia ancora sobrio». Poi, la promessa: «Riuscirò ad uscirne».
La carriera di Tyson, il più giovane campione mondiale dei massimi di sempre, a soli vent'anni, meriterebbe almeno un film. La sua irresistibile ascesa verso le vette del pugilato è stata infatti accompagnata da numerose apparizioni nelle pagine di cronaca nera (gli arresti per violenza sessuale, uso di stupefacenti, le risse) che ne hanno macchiato l'immagine di sportivo e di uomo agli occhi dell'opinione pubblica. Fino alla squalifica, nel 1997, per aver morso un orecchio di Evander Holyfield durante un incontro, che gli è costato un anno di stop. Broadway, in effetti, gli ha tributato un one-man-show, con tanto di regia di Spike Lee, in cui Tyson ha raccontato la sua vita, dalla madre prostituta al suo primo matrimonio, con l'attrice Robin Givens, passando per un'adolescenza da delinquente seriale. Poi, l'accusa di uso di cocaina e, nel 2009, il dolore per la morte accidentale della figlia Exodus, di quattro anni. In quell'occasione Tyson si è definito una persona «molto vulnerabile». E nel 2011, dopo la sua entrata nella Hall of Fame del pugilato, ha commentato: «Sono molto onorato ma più di tutto sono contento di essere ancora vivo e di avere una moglie e una famiglia che mi amano», con ben otto figli.
Due anni dopo, Tyson è ancora vivo ma decisamente più malconcio. Per tirarsi su, progetta un rientro nel mondo della boxe, ma fuori dal ring, dopo essersi ritirato nel 2004 oppresso dai debiti. La sua società, la Iron Mike productions, ha organizzato un primo ciclo di incontri nello Stato di New York, in programma la settimana prossima. Così, via la bottiglia e ritorno ai tanto amati guantoni: una resurrezione, oppure, secondo i maligni, una trovata pubblicitaria per il nuovo business.
Riproduzione riservata © Il Piccolo