Un canestro per Enrico: a Trieste l’assist della solidarietà

TRIESTE. Le persone speciali non sanno di esserlo. E, probabilmente, fa parte dell’essere speciale. Lo sei. Non hai bisogno di gridarlo al mondo. Essere speciali significa attraversare la vita con un sorriso e leggerezza, resistendo alle sferzate della vita. Le persone speciali provano a volare più in alto anche con un’ala spezzata, e hanno la forza per riuscirci. Enrico Ambrosetti è una persona speciale. Lui non lo sa, ma lo sa bene il mondo del basket. Una catena di solidarietà che cresce ogni giorno. Un magnifico gioco di squadra scavalcando le meschinerie delle rivalità e delle rivendicazioni.
Si chiama “Un canestro per Enrico” il progetto che promosso dall’associazione onlus “Un canestro per te” (costituita da personaggi del basket locale per aiutare sportivi che vivono momenti di difficoltà) sta mobilitando il movimento cestistico non solo triestino. Ha 25 anni, Enrico. Dieci anni fa era una promessa, figlio d’arte (la madre è Sabrina Colomban), pomeriggi spesi sul campetto del ricreatorio di Servola di cui era custode il nonno. Poi, durante una partita, un banale contatto di gioco, il dolore a una gamba che non vuole passare neanche con lo scorrere dei giorni. Esami, responsi che stridono con quel dolore che non cessa, altri esami. La diagnosi, terribile: sarcoma di Ewing, un tumore osseo. Comincia il calvario: le cure, la chemioterapia, seguito con attenzione dal reparto oncologico del Burlo Garofolo, la preoccupazione per non riuscire a tenere il passo con quello che la giovinezza ti dovrebbe regalare, la necessità di un intervento chirurgico per bloccare la malattia ed eventuali metastasi, una protesi interna e una nuova esperienza da affrontare. Con un sogno in testa: riprendersi nel basket quelle soddisfazioni che erano state troncate. Le trova nel basket in carrozzina: il timido approccio a un mondo sconosciuto, il provino a Gradisca, il debutto, i minuti in campo che aumentano, gli applausi, la chiamata in azzurro. Ma...
«Ma soffrivo. Il dolore alla gamba nonostante la protesi interna stava diventando insopportabile. Stavo vivendo l’esistenza di un vecchio di 80 anni e, pensando al mio futuro, mi rendevo conto che non avrei più potuto sentirmi giovane. Dopo l’ennesimo controllo cui mi ero sottoposto e al quale doveva seguire l’ennesimo intervento, ho scelto la strada dell’amputazione. Con serenità, ho deciso che c’era una sola soluzione per ricominciare a vivere». L’intervento per l’amputazione alla gamba destra è stato effettuato con successo la scorsa settimana a Firenze. Ore seguite con ansia dagli amici, a distanza, grazie ai social. Rincuorati dal sorriso di Enrico. «Domani è il giorno». «È andata bene».
E il sorriso accompagna Enrico anche adesso che è tornato a casa e attende l’innesto della protesi esterna. «Adesso so che potrò dare alla mia vita un salto di qualità. Riprenderò a coltivare le mie passioni, tornerò un ragazzo di 25 anni che ama uscire in compagnia e giocare a basket. Aiuterò chi si dovesse trovare nelle mie stesse situazioni e, statene certi, ora so che la vita me la potrò godere davvero fino in fondo».
E il mondo del basket sta facendo a gara per regalargli l’assist, provando a sostenere tramite “Un canestro per Enrico” (i riferimenti per i contributi sul sito e sulla pagina Facebook di “Un canestro per te”) le spese che problematiche simili comportano. Si è mossa l’Alma Pallacanestro Trieste che ha anche realizzato un video con una simpatica sfida tra Enrico e Daniele Cavaliero, nell’ultimo turno di serie D Basket4Trieste e Cus da avversarie sul parquet si sono alleate a sostegno dell’iniziativa, verrà devoluto l’incasso dalla vendita di un libro fotografico ed è in cantiere un evento di prestigio tra qualche mese. Un gioco di squadra per un assist. E un invincibile sorriso.
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