Verratti in recupero e Darmian scalpita

Allarme per il campo di Manaus: erba bruciata e irregolare
Di Alessandro Bernini
foto Fabio Ferrari - LaPresse.11 06 2014 Mangaratiba (Brasile).sport.Allenamento mattutino della Nazionale Italiana..nella foto: durante l'allenamento.Cesare Prandelli..photo Fabio Ferrari - LaPresse.11 06 2014 Mangaratiba (Brasile).sport.Session training for the Italian National.in the picture: session training.Cesare Prandelli
foto Fabio Ferrari - LaPresse.11 06 2014 Mangaratiba (Brasile).sport.Allenamento mattutino della Nazionale Italiana..nella foto: durante l'allenamento.Cesare Prandelli..photo Fabio Ferrari - LaPresse.11 06 2014 Mangaratiba (Brasile).sport.Session training for the Italian National.in the picture: session training.Cesare Prandelli

INVIATO A MANGARATIBA. Un sorriso, il pollice come a dire “tutto ok” e Marco Verratti si riprende l’Italia. Le ultime prove tattiche di Cesare Prandelli fanno scemare sempre più i dubbi, si va verso il 4-1-4-1 col doppio play Verratti-Pirlo, e davanti Balotelli unica punta.

Verratti c’è. Videotape e schemi, tante prove ma idee chiare. Cesare Prandelli ieri durante l’allenamento ha provato tre squadre ma la sensazione è che l’ultima schierata sarà quella che vedremo contro l’Inghilterra.

Nella prima parte il ct fa partire Immobile davanti, con Insigne largo a sinistra; poi rivoluzione un po’ tutto e passa al 4-4-2 con Paletta centrale in coppia con Barzagli, Chiellini terzino sinistro, Thiago Motta davanti alla difesa, Parolo esterno sinistro e Cassano vicino a Balotelli.

Poi nell’ultima ecco il 4-1-4-1 annunciato, con De Rossi davanti alla difesa e il doppio play Pirlo-Verratti, più Candreva e Marchisio esterni con licenza di supportare Balotelli. Come terzini De Sciglio e quel Darmian che a questo punto è senza dubbio favorito per una maglia da titolare rispetto ad Abate.

La buona notizia è il rientro a tempo pieno di Verratti che ha smaltato l’influenza. A dir la verità non è sembrato molto brillante, ma può starci dopo tre giorni di febbre. «Gira la palla, gira la palla» gli ha ripetuto più di una volta Prandelli, quasi a volergli inculcare il concetto che il doppio regista serve per non dare punti di riferimento.

Il dubbio è se i due centrali Chiellini e Barzagli saranno abbastanza protetti con questo sistema di gioco. Perché Darmian è giovane, De Sciglio ama spingere, ma sotto il profilo difensivo deve crescere, per cui molto dipenderà dalla capacità di De Rossi di fare schermo. Sarà anche una Nazionale che vuole segnare un gol più degli avversari, ma il vecchio “primo non prenderle” ha sempre il suo fascino.

Mario poco super. Piuttosto inizia a preoccupare l’abulia di Mario Balotelli che anche ieri ha girovagato per il campo toccando pochissimi palloni. Qualche scatto, una certa insofferenza, niente gol. Difficile capire se gli manchi esplosività nelle gambe o se questo grigiore sia soprattutto mentale. Di certo Balotelli sa di avere la fiducia di Prandelli (che anche ieri gli ha parlato cercando di spronarlo), ma non a tempo indeterminato. Anche perché dietro Immobile scalpita, cerca la porta con una rabbia che a lui manca. E forse Mario inizia a sentire la pressione.

Pirlo e Juninho. La visita era in programma ma vederli insieme ha fatto un certo effetto. Nella sede del ritiro azzurro ieri mattina si è presentato Juninho Pernambucano, icona mondiale di come si calciano le punizione. Nella sua autobiografia Pirlo non aveva fatto mistero di essersi ispirato proprio all’ex giocatore del Lione nel tirare le punizioni. Juninho ha regalato a Pirlo due maglie, quella della Seleçao con il numero 21 e la scritta Pirlo e un’altra del Vasco.

«È stato molto carino a venire a conoscermi. Entrambi ci siamo emozionati nel vederci» ha detto Pirlo. Ma il più emozionato è sembrato Juninho. «È un onore sapere che Pirlo mi ha citato nel suo libro. Sono un suo ammiratore, in quanto è un grande giocatore. Chi è più bravo tra noi sulle punizioni? Io calciavo meglio dalla lunga distanza, Pirlo da più vicino. Comunque lui è stato campione del mondo ed è più forte di quanto sono stato io».

Manaus: campo disastrato. Molta agitazione ieri tra i dirigenti federali azzurri, il campo di Manaus è infatti in condizioni non degne di un Mondiale e una delegazione della Figc è volata in anticipo all’Arena Amazzonia per controllare. «Al momento sappiamo che l’erba è bruciata, vogliamo capire», ha confidato il vicepresidente federale Demetrio Albertini.

Ma alcune immagini e i resoconti dei giornalisti inglesi già sbarcati a Manaus, sono decisamente più inquietanti. «Campo non pronto, erba in alcuni punti inesistente» il commento più ricorrente. Intanto Roy Hodgson ha deciso che la sua squadra oggi non si allenerà all’Arena Amazonia, per evitare infortuni. E questa è molto più di una indicazione.

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