Vianini, il doppio ex «Treviso e Trieste sono la mia storia»

TRIESTE. «Ancora adesso, a tanti anni di distanza dal mio ritiro, quando parlo di pallacanestro mi viene la pella d'oca». L'avvocato Alberto Vianini, dal suo studio di Mogliano Veneto, apre il libro della memoria per un tuffo nei ricordi che ripercorre una carriera cominciata a Treviso, continuata a Trieste e conclusa all'estero, in Germania, con la maglia di Francoforte. Per chi era abituato a vederlo sgambettare sulle tavole incrociate dei parquet di tutta Italia, immaginarlo in giacca e cravatta, nelle aule di un Tribunale, non è cosa semplice. E invece Alberto Vianini, per gli appassionati della palla a spicchi semplicemente "Ciccio", chiusa la carriera sportiva ha intrapreso l'attività forense laureandosi in giurisprudenza e ottenendo l'abilitazione all'attività nel 2004, dopo il ritiro dal basket giocato nel 2001.
«Dopo la promozione in serie A1 con Trieste - ricorda Vianini - mi sono regalato ancora una stagione in Germania, ma davvero le condizioni fisiche non mi permettevano di continuare. Ho sfruttato il fatto di aver chiuso la carriera relativamente presto, sono riuscito a laurearmi e ho cominciato a lavorare. Dal mondo della pallacanestro, devo dirlo, di proposte non ne sono arrivate e, col senno di poi, posso dire che è andata bene così. Ho avuto contatti con la nuova dirigenza di Treviso tre anni fa, quando la società è rinata dopo il fallimento e quando posso vado al PalaVerde, ma il mio rapporto con il basket finisce qui».
Nessun rimpianto, dunque, nessuna nostalgia per ciò che è stato anche se, ormai a quasi quindici anni di distanza dal ritiro, i ricordi rimangono ben vivi nella memoria. «A Treviso ho vinto un campionato con Pero Skansi e sono riuscito a vivere la prima stagione con Mike D'Antoni in panchina - racconta -. Quell'anno perdemmo contro una Virtus stratosferica, ma il rammarico di una stagione che avrebbe potuto finire diversamente rimane perchè gli infortuni di Petar Naumosky e Orlando Woolridge ci condizionarono molto». Alla fine di quella stagione le strade di Vianini e di Treviso si separarono. «Non ero più in grado di sopportare i ritmi di una Benetton che tra campionato e coppa era in campo ogni tre giorni. Stress fisico, viaggi, pochissimo riposo: tutte cose che mi hanno costretto a cambiare. È arrivata l'offerta di Trieste e sono stato ben felice di accettarla».
In biancorosso tre stagioni intense dal 1996 al 1999 e, soprattutto, un feeling immediato con città e tifosi. «Non sono parole di circostanza, non sono il tipo, ma a Trieste mi sono trovato veramente bene, tanto è vero che avevo pensato di fermarmi. Poi le cose sono andate diversamente. Il primo anno, culminato con la retrocessione in serie A2, non andò benissimo. L'anno dopo arrivò Cesare Pancotto e si creo nella squadra un'alchimia incredibile». Con Pancotto in panchina, Irving Thomas e Ivo Maric come stranieri e un gruppo di italiani coeso e compatto Trieste gioca una grande stagione poi l'infortunio di Thomas rompe il giocattolo con i biancorossi costretti ad arrendersi a Gorizia nei playoff promozione. «Con Irving Thomas in campo saremmo andati su - ricorda Ciccio - purtroppo la sfortuna ci mise lo zampino. Fu un grande anno, comunque, perchè eravamo davvero un grande gruppo. Mi ricordo che avevamo inaugurato una sorta di Maurizio Costanzo Show nello spogliatoio, facevano una sorta di salottino e parlavamo di tutto. Andò male quell'anno, ci rifacemmo la stagione successiva e devo dirlo lasciare riportando Trieste in serie A fu una grande soddisfazione. Domenica al PalaVerde, Treviso e Trieste si affronteranno ancora: sarà sicuramente un’emozione rivederle in campo una contro l'altra».
Lorenzo Gatto
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