Vidoz, la difesa del titolo italiano è il passo d’addio

A dicembre il pugile goriziano combatterà in Lombardia l’ultimo match di una scoppiettante carriera lunga 23 anni
Altran Monfalcone-16.07.2011 Boxe-Incontro Vidoz-Farkas-Piazza della Repubblica-Monfalcone-Foto di Katia Bonaventura
Altran Monfalcone-16.07.2011 Boxe-Incontro Vidoz-Farkas-Piazza della Repubblica-Monfalcone-Foto di Katia Bonaventura

GORIZIA.

«Mi è finita la passione e quando non hai più voglia di andare in palestra è ora di smettere». Paolo Vidoz lascerà la boxe dopo la difesa del titolo italiano dei pesi massimi in programma il 16 dicembre a Rezzato (Brescia) contro Matteo Modugno. Non importa quale sarà l’esito dell’incontro, il pugile di Lucinico ha deciso: dopo 23 anni di attività è giunto il momento di dire addio.

Di soddisfazioni se ne è tolte parecchie sia da dilettante, che da professionista. Vidoz, perché questa decisione?
Perché il problema alla spalla emerso nel match di quest’estate a Monfalcone ha lasciato il segno. Faccio fatica ad allenarmi, però l’incontro di dicembre è già programmato e quindi onorerò l’impegno.

Ricorda ancora il suo primo incontro?
Certo. Ho iniziato ad andare in palestra dal maestro Picotti nel 1987 e ho esordito l’anno dopo a Udine, contro un pugile già esperto. Nel primo round ho piegato le gambe io, nel secondo lo ha fatto lui. Poi ai punti la vittoria l’hanno data a me. A detta di tutti fu un incontro intenso. I commenti positivi mi fecero sognare e mi fecero venire voglia di combattere ancora.

C’è un match che ricorda con particolare affetto?
Sono tre. Il primo è quello combattuto da Novizio al campeggio Primero di Grado: c’erano tutti i miei amici e ho vinto per ko. Poi, sempre da dilettante, in Ungheria nel 1996: nei corridoi l’avversario mi aveva preso in giro per come camminavo, è stata l’unica volta in cui sono salito sul ring pieno di rabbia. Ho vinto per ko alla terza ripresa. Infine, la sfida con Hoffmann per il titolo europeo. Vinsi nonostante soli cinque giorni di preavviso. Incredibile!

Nella lista manca l’Olimpiade di Sidney...
No, non mi è rimasta nel cuore perché non ho combattuto bene. Anche se con Harrison ho dato il massimo, non sono contento perché puntavo all’oro, non al bronzo.

Che cosa non rifarebbe?
Andare negli Stati Uniti da professionista. Anche se è stata una scuola di vita, probabilmente mi ha impedito di arrivare al massimo della carriera.

Dopo quasi un decennio finalmente arriva la difesa del titolo italiano. Soddisfatto?
Andava fatta un anno fa. Modugno era già pronto allora, glielo avevamo proposto. Ora, a 41 anni, sono io a non essere più pronto. Ma proverò a fare qualcosa di buono.

Quindi sul ring di Rezzato ci sarà un Vidoz più maturo?
Sì, ma devo fare attenzione a non esserlo troppo, altrimenti vado sul “fraido” (e ride).

 

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