Zetto, il primo tecnico di Piero Codia: «La determinazione il suo grande segreto»

TRIESTE
Lui sì che lo conosce bene. L’ha cresciuto in vasca alla Triestina Nuoto, l’ha portato a vincere anche un titolo italiano giovanile nei 50 dorso esattamente undici anni fa prima di vederlo partire per Roma. Lui è Fulvio Zetto, storico allenatore della Triestina Nuoto, il maestro di Piero Codia negli anni in cui il futuro campione europeo nei 100 farfalla gareggiava nelle categorie Ragazze e Cadetti ed era ancora un dorsista.
«Piero era un ragazzino tranquillo: in fondo anche adesso che è cresciuto ed è diventato un campione ha mantenuto lo stesso carattere, senza montarsi, rimanendo il ragazzo che era: mi è molto simpatico proprio per questo motivo» racconta Zetto il giorno dopo il trionfo di Codia a Glasgow. «Era venuto a Trieste quindici giorni prima di partire per l’Europeo: una puntata a casa a trovare la famiglia e quindi anche un salto in piscina per farsi un po’ di vasche: gliel’ho detto, mi raccomando, nuota bene, tieni alto il nome di Trieste. E lui ha vinto l’oro!»
Ma che ragazzino era in piscina il Piero Codia, che aveva iniziato a nuotare con l’Edera per approdare poi alla Triestina Nuoto? «Ci ha sempre messo tanta determinazione - ricorda Fulvio Zetto - ma ha avuto bisogno di una lunga maturazione nel modo di affrontare le gare. È cresciuto passo dopo passo, e forse non è un caso che sia arrivato al risultato più prestigioso della sua carriera alla soglia quasi dei trent’anni: questo dimostra la sua serietà di atleta e di persona e ne fa un esempio per tutti. E poi, diciamolo: diventare campione europeo alla sua età è ancora più appagante. Da ragazzino, lo ricordo, era un buon dorsista, sarebbe diventato un delfinista molto più tardi, già a Roma, raggiungendo una maturità fisica importante. Mostrava comunque grandi potenzialità in tutti gli stili e da dorsista, oltre al titolo italiano di categoria nei 50 vinto nel 2007, aveva raccolto numerose presenze sul podio in gare a livello nazionale. Poi era ancora nella categoria Cadetti quando lasciò Trieste per approdare a Roma. Personalmente avrei preferito che rimanesse con noi ancora una stagione, ma già allora compresi benissimo quella che era la sua scelta».
Già, perché in questa storia che in realtà è una favola, un po’ di rammarico c’è per il fatto che anche Piero sia dovuto andare a Roma per poi raggiungere certi traguardi. «Dico la verità – ammette Zetto -: se poi Codia fosse rimasto tutta la vita a Trieste difficilmente sarebbe potuto arrivare dove è arrivato. L’ultimo nuotatore che ha fatto una carriera importante senza lasciare Trieste è stato Marco Braida (bronzo agli Europei di Bonn ’89 nella 4x100 mista, in lizza anche alle Olimpiadi di Barcellona ’92, ndr). Ma oggi non sarebbe possibile». Anche perché se l’Italia del nuoto ha trasformato la piscina di Glasgow in una miniera di medaglie un motivo c’è: «Gli allenatori sono sempre gli stessi da vent’anni in qua - analizza Zetto - ma la Federazione ha creato dei poli che hanno permesso di ottimizzare il lavoro concentrando i talenti in maniera tale che lavorando assieme siano di stimolo continuo l’uno per l’altro».
E intanto a Trieste si vede all’orizzonte un altro talento come quello di Piero Codia? «In questo momento, ahimè, no - conclude Zetto -. Ne riparliamo fra un paio d’anni...» —
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