Zoppetti il portiere millenial “pendolare” per la pallamano

È il numero due della porta dell’Alabarda: viene da Bressa di Campoformido e ogni giorno fa la spola con Trieste: «Sacrifici ma sono innamorato di questo sport»



Da Bressa di Campoformido a Trieste per inseguire il sogno di giocare a pallamano. Nicolò Zoppetti, portiere classe 2000 da quattro stagioni in biancorosso, si sta affacciando alla ribalta di un campionato di serie A nel quale comincia a farsi conoscere e apprezzare. E' tra le note liete di una stagione difficile: sul talento del giovane portiere friulano, l'Alabarda scommette per garantirsi un futuro tra i pali. «Contro Trieste- racconta- ho giocato per anni a livello giovanile. Con i vari Busdon, Sodomaco, Gant e Capuzzo siamo stati avversari nei campionati giovanili e compagni di squadra nei tornei delle Aree. Nel 2016 partecipo a un torneo in prestito con Radojkovic allenatore, alla fine dell'estate la società chiama mio papà Tino e Chiarbola diventa la mia nuova casa». Conciliare studio e allenamenti non è semplice, Nicolò non si lascia spaventare dai ritmi frenetici di giornate che non lasciano spazio alla normale vita di un ragazzo della sua età. «Finisco la scuola alle 15, subito in treno per arrivare a Trieste e fare allenamento. Il ritorno a casa a mezzanotte. Stanchezza? Ogni tanto si ma i sacrifici li faccio volentieri perchè mi rendo conto che questo è l'unico modo per emergere». Eppure la pallamano non è stato il suo primo sport. Pallacanestro e nuoto agli inizi, ma non è mai scoccata la scintilla. In quarta elementare la scuola gli da la possibilità di scegliere e ci prova. «Ho cominciato da centrale- ricorda- poi complice anche il fatto che a calcetto con gli amici giocavo in porta scelgo di andare tra i pali. Per fare il portiere a pallamano ci vuole coraggio, io sono un poì matto e va bene così». Ha trovato in Modrusan una figura di riferimento, il compagno di squadra ideale per crescere senza pressione e dal quale imparare allenamento dopo allenamento. «Con Diego mi alleno e cerco di crescere- sottolinea Nicolò- nella consapevolezza che sono fortunato a poter sfruttare l'esperienza di un portiere come lui. E' chiaro che non è facile stare seduto a guardare, restare concentrato per sessanta minuti e magari entrare solo per cercare di parare un rigore. Mi piacerebbe giocare di più, ma sono consapevole che questo è il percorso giusto. In ogni caso lavoro molto e di questo devo ringraziare sia Modrusan che Carpanese». Non è forse la stagione che sognava di vivere. Partita per cercare di raggiungere i play-off, la squadra si sta ritrovando a lottare per non retrocedere.

«E' vero che non abbiamo finora raccolto i risultati che ci aspettavamo- conclude Zoppetti- ma è anche vero che i troppi problemi affrontati e i tanti infortuni ci hanno condizionato. Adesso siamo al completo, ci stiamo allenando bene e sono convinto che tutto il lavoro che facciamo in palestra, alla lunga, finirà per pagare». —





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