Fuochi d’artificio “invisibili” a Belgrado: c’è troppo smog
La capitale serba è tra le metropoli più inquinate a livello globale
Ogni anno le polveri sottili causano 30 mila morti nella regione
Gli anni passano, cambiano i governi, mutano i paesaggi e le città. Ma nei Balcani qualcosa resta sempre uguale a sé stesso e si ripresenta puntuale ogni inverno. È il grave fenomeno dell’inquinamento, provocato in particolare da sistemi di riscaldamento obsoleti e da vecchie centrali elettriche alimentate a carbone, un problema che anche quest’anno sta facendo tossire – e arrabbiare – l’intera regione.
Lo si è visto, ad esempio, a Belgrado, offuscata fino a giovedì da una fittissima nebbia, maleodorante di un mix di carbone e petrolio. Ma «non è nebbia», è smog, la denuncia ripetuta sui giornali non filo-governativi e sui social, confermata dalle rilevazioni di portali come Iqair, che hanno collocato a fine dicembre e a inizio gennaio la capitale serba tra le metropoli più inquinate a livello globale, assieme a città remote come Lahore, Delhi o Wuhan. Ma i numeri servono a poco. A far comprendere le dimensioni del problema sono stati episodi quantomeno insoliti. Quello che ha fatto più discutere sono stati i «fuochi d’artificio invisibili», così li ha descritti l’autorevole settimanale Vreme, riferendosi all’imponente – sulla carta- spettacolo pirotecnico che avrebbe dovuto allietare belgradesi e turisti in vista dell’arrivo del 2025, in programma a Beograd na vodi, il controverso quartiere-chic di grattacieli in vetro-cemento sulla Sava. Ma la folla è rimasta delusa, con i fuochi “celati” dalla coltre di smog che assediava la città, come confermato dalle decine di video postati sui social, tra amarezza e ironia sullo spettacolo rovinato dall’inquinamento. Smog che non è stato un caso isolato a Capodanno. «Noi viviamo al tredicesimo piano e non vediamo gli altri palazzi, non apriamo le finestre e non diamo aria all’appartamento», «l’inquinamento si vede a occhio nudo, è qualcosa di incredibile», «una catastrofe, abbiamo paura a uscire di casa», alcune delle opinioni di abitanti di Belgrado raccolte dalle Tv locali. «Anche il mio cane ha iniziato a tossire quando l’ho portato fuori a passeggio», ha ironizzato un utente del social X, Sansajn, mentre Zoja, postando foto di un cielo rossastro “macchiato” dai fumi nocivi, ha parlato di «bel tramonto e bello smog, come avessi scattato la foto vicino a una centrale del teleriscaldamento».
Non solo Belgrado è soffocata dallo smog, anche Pirot, Novi Pazar, Cacak, Uzice, Negotin e decine di altri centri minori – come fuori dalla Serbia Skopje, Pristina e soprattutto Sarajevo. La popolazione «dovrebbe ricevere degli sms dalle autorità e informazioni sui media come allerta» tanto la situazione è seria, ha denunciato Milenko Jovanovic, della Nacionalna Ekoloska Organizacija. In Serbia – ma in tutti i Balcani – le «concentrazioni di polveri sottili non sono pericolose solo nel breve, ma anche nel lungo periodo, lo smog mette a rischio anche la salute dei bambini», ha rincarato. Secondo stime dell’Agenzia europea per l’ambiente, ogni anno nella regione muoiono in 30 mila per danni causati dall’inquinamento.—
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