Al via la rimozione della nave incagliata nel Canal d’Arsa

Dopo tredici mesi di attesa il cargo Deala verrà disincagliato. Poi un rimorchiatore lo porterà in Turchia dove sarà demolito

Andrea Marsanich
La nave Deala da oltre un anno incagliata
La nave Deala da oltre un anno incagliata

È la volta buona, dopo l’incidente verificatosi più di un anno fa, precisamente il 16 aprile dell’anno scorso. Arenatasi all’imboccatura del Canal d’Arsa, lungo le coste orientali dell’Istria, la nave cargo Deala verrà finalmente disincagliata. L’operazione comincerà a giorni.

Martedì è giunto nel porto di Pola il rimorchiatore turco Horoz, che – dopo che l’unità per il trasporto bestiame verrà sollevata dal fondale – provvederà a trainarla in un cantiere in Turchia, dove sarà smantellata. L’operazione è stata affidata tramite gara internazionale all’azienda turca 2E Denizcilik, la quale ha assicurato che nel corso del disincagliamento saranno rispettate la sicurezza della navigazione, la salvaguardia dell’ambiente e il bene della comunità locale.

Incagliata da dieci mesi: a maggio la nave Deala sarà rimossa dal Canal d’Arsa
La nave Deala, battente bandiera della tanzania, è ferma da aprile

La Deala sarà posta, tramite una tecnica speciale, su un apposito bacino di carenaggio, che poi verrà portato dal rimorchiatore Horoz nel cosiddetto camposanto di navi turco, dove sarà compiuto il destino della Deala, finita in secca a una quarantina di metri dalla terraferma su un fondale tra i 2 e i 5 metri di profondità.

I preparativi per liberare il cargo sono cominciati da settimane, come rilevato dal ministero croato del Mare, trasporti e infrastrutture, il quale ha precisato che tutte le spese dell’operazione saranno a carico della società assicuratrice Wiener. Dunque, dalle casse statali non arriverà nemmeno un centesimo.

Subito dopo l’incagliamento, le autorità si erano impegnate a pompare via i liquidi inquinanti e, attorno alla nave battente bandiera della Tanzania, erano state collocate le barriere antinquinamento. Diportisti e pescatori avevano l’obbligo di non avvicinarsi per nessun motivo alla Deala, a bordo della quale – al momento dell’incidente – c’erano 15 marittimi egiziani. Il giorno dopo, l’equipaggio aveva abbandonato l’unita ed era stato rimpatriato, senza che nessuno fosse rimasto ferito o peggio nell’incagliamento, avvenuto in un braccio di mare che i diportisti italiani e sloveni conoscono molto bene.

Le autorità croate, in un eccesso di ottimismo, avevano pubblicamente dichiarato che la nave sarebbe stata liberata dal fondale entro un massimo di trenta giorni, ma è passato più di un anno. Meglio tardi che mai, si potrebbe dire, con la Deala che per tredici mesi è rimasta nelle acque dell’Albonese, a sfidare il moto ondoso e i venti di bora e scirocco, particolarmente impetuosi in quest’area alto adriatica. La nave era stata però ancorata con pesanti blocchi di cemento, per impedire il minimo (e potenzialmente pericoloso) spostamento.

Gli abitanti dell’area, parliamo di Valmazzinghi (Koromačno) e Traghetto (Trget), potranno finalmente tirare un sospiro di sollievo.—

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