Report sulla tragedia di Novi Sad all’Eurocamera, risale la tensione Serbia-Croazia

Vučić irritato dalle parole del relatore, il deputato di Zagabria Picula, sulla tragedia della stazione

Stefano Giantin
Il presidente serbo Aleksandar Vučić durante un’audizione in Parlamento a Belgrado
Il presidente serbo Aleksandar Vučić durante un’audizione in Parlamento a Belgrado

Nell’Est e nei Balcani le disfide senza esclusione di colpi tra “nemesi” non sono mai mancate. Tutti ricordano gli scambi sul ring del premier populista magiaro Orban contro il tycoon Soros, i dritti e i rovesci che si scambiano a ogni piè sospinto il primo ministro croato Plenković e il presidente Milanović e i fendenti tra il leader kosovaro Kurti e la leadership di Belgrado. Ma la lista, ora, pericolosamente si allunga – con potenziali conseguenze negative sempre più evidenti, per il percorso verso l’Ue di un Paese-chiave nei Balcani, la Serbia.

Lista che vede ora al primo posto l’eurodeputato socialdemocratico croato Tonino Picula, di recente nominato al ruolo importante di relatore per la Serbia all’Eurocamera, sempre più in rotta di collisione con la stessa Belgrado e in particolare con il presidente serbo, Aleksandar Vučić.

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Una parte della tettoia di cemento crollata all’esterno della stazione di Novi Sad (Foto da X)

All’Eurocamera

La nuova miccia, dopo le controversie delle scorse settimane, è stato un all’apparenza banale intervento di Picula all’Eurocamera, durante il quale il politico croato ha tenuto a informare i colleghi deputati europei sul «terribile incidente» avvenuto alla stazione di Novi Sad, il crollo della tettoia di cemento che «ha causato la morte di 14 persone», tre i feriti gravissimi.

Picula ha fornito dettagli importanti sulla tragedia, ricordando che la stazione «era stata sottoposta a lavori negli ultimi tre anni» e sottolineando che «un’inchiesta è in corso» sulle cause della strage. Nel frattempo, «i cittadini» in Serbia «organizzano proteste per rendere omaggio alle vittime e chiedere giustizia», ha continuato.

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«Cari colleghi, onoriamo le vittime in Serbia», la chiosa. È bastato questo a scatenare la rabbia di Belgrado, già molto irritata per la stessa nomina a “rapporteur” di Picula, considerato dall’attuale leadership serba un arbitro non imparziale e spesso anti-serbo. Leadership che si è dimostrata profondamente irritata per il solo fatto che Picula abbia menzionato il tema Novi Sad, estremamente delicato – e pericoloso per chi è al potere.

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Le reazioni

Picula, ha così contrattaccato Vučić, è «una persona molto maleducata che non ama la Serbia», confermando poi che non lo incontrerà mai finché non arriveranno scuse ufficiali. E se verrà in Serbia come relatore ed eurodeputato, Vučić lo snobberà, delegando invece la sola ministra serba all’Integrazione europea, Tanja Miščević, a incontrarlo e tenere i rapporti con lui. Picula che «dirà che vuol bene alla Serbia», ma è solo un «portaborse» della “nemica” Croazia e «mi è del tutto indifferente cosa dice», ha rincarato Vučić.

Che infine, su Novi Sad, si è spinto a suggerire un’alleanza segreta tra Picula e l’opposizione serba: «Si troveranno d’accordo sul fatto che il Kosovo è indipendente, che la Serbia ha compiuto un genocidio a Srebrenica e che invece a Jasenovac», terribile lager ustascia durante la Seconda guerra mondiale, «non fu genocidio».

Ancora più duro e come spesso accade sopra le righe, il vicepremier serbo, il filorusso Aleksandar Vulin, che ha bollato Picula come «spazzatura ustascia», che avrebbe come solo obiettivo quello di «sfruttare ogni tragedia per infliggerci dolore». «L’avvoltoio non è riuscito a tacere nemmeno quando si parla di vite umane», ha rincarato Vulin, che ha promesso di rispettare l’ordine di Vučić e di far incontrare Picula solo con Miščević, «la ministra che deve avere a che fare con fenomeni del genere». —

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