Sanità croata, migliaia di medici e infermieri in sciopero

Migliaia di medici e infermieri hanno incrociato le braccia nelle strutture pubbliche. Chiesti dai sindacati aumenti di stipendio e nuovi coefficienti di calcolo per le paghe

Stefano Giantin
Personale sanitario in sciopero in Croazia. Foto da X
Personale sanitario in sciopero in Croazia. Foto da X

Disagi a macchia di leopardo per i malati e i cittadini bisognosi di cure. Visite, terapie e analisi cancellate o effettuate con ritardo. Svariati ospedali in difficoltà. E polemiche e proteste.

È lo scenario osservato lunedì in Croazia, uno dei Paesi dell’Unione europea più colpiti dall’esodo di camici bianchi e infermieri verso l’estero: una nazione dove migliaia di addetti alla sanità pubblica hanno incrociato le braccia.

A protestare, in particolare, tecnici ospedalieri e di laboratorio. Uno sciopero, indetto dal sindacato “Zajedno”, che è stato deciso con l’intento di forzare il governo a concedere «un aumento di almeno il 20%» degli stipendi del personale sanitario – livello «sotto il quale non si tratta» – e a operare «cambiamenti» immediati nei «coefficienti» di calcolo delle paghe, con lo staff ospedaliero in sciopero che consentirà solo di lavorare «per i casi urgenti», mentre non saranno effettuati «diagnostica ed esami di laboratorio», aveva anticipato già prima dello sciopero la co-presidentessa del sindacato, Sanda Alic.

«Purtroppo lo sciopero», a oltranza, «è l’unico modo per far capire all’opinione pubblica che esistiamo, quanto male siamo pagati per il nostro lavoro» malgrado il peso che esso ha «sulla salute delle persone», ha aggiunto Alic. Sciopero che «si poteva evitare, da febbraio chiediamo negoziati, ma nessuno ha voluto parlare con noi», ha fatto eco Vladimir Markus, alto papavero di Zajedno. «Le nostre professioni vengono umiliate da anni», ha aggiunto la radiologa Andrijana Lukacevic, assicurando di comprendere le difficoltà ulteriori a cui andranno incontro i pazienti, soprattutto oncologici, che già oggi «aspettano tre mesi nelle liste d’attesa» per una Tac. Ma «non vediamo alcun’altra uscita» dall’impasse, ha concluso.

Non la vedono, un’uscita, moltissimi altri addetti del settore sanitario croato, con i primi dati sullo sciopero arrivati ieri mattina che hanno dato conto di almeno 4 mila adesioni all’astensione dal lavoro in una sessantina di strutture mediche, mentre anche gli autisti di ambulanze e mezzi ospedalieri di undici regioni si sono successivamente aggregati alla protesta, una «partecipazione fantastica», ha reso noto il presidente di Zajedno, Krunoslav Kusec. Ma c’è anche un’altra campana, che riferisce di disagi estremamente limitati e di sciopero completamente inutile.

«Nessun collasso del settore ospedaliero, i pazienti», soprattutto se in ospedale per casi urgenti o i malati oncologici, «vengono assistiti e medici e infermieri, che non sono in sciopero e gli occupati nel comparto sono 75 mila», non 4 mila, ha assicurato alla Tv pubblica croata Hrt il segretario di Stato alla Sanità, Tomislav Dulibic.

E lo sciopero iniziato ieri «era totalmente non necessario», ha aggiunto, una posizione condivisa dal premier Plenkovic, mentre il ministro della Salute Vili Beros ha sostenuto che a scioperare siano stati solo in 600. Sciopero che «mette in difficoltà soprattutto i pazienti e solo loro, sono i pazienti i veri danneggiati», non certo il governo, ha rincarato Jasna Karacic Zanetti, presidente dell’Associazione croata per i diritti del malato. Chi protesta ha tuttavia le sue buone ragioni. Oltre agli stipendi, il settore sanitario croato lavora azzoppato. Secondo gli ultimi dati resi pubblici dall’Agenzia croata per il lavoro (Hzz), infatti, nel comparto mancano quasi 40 mila addetti. —

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