Serbia, assalto con le spranghe al municipio di Novi Sad alla protesta per i 14 morti in stazione
Prima la pacifica protesta contro le autorità serbe per la tragedia della stazione. Poi la scena è stata occupata da giovani a viso coperto: vernice, sassi e bastoni

Una città in ginocchio per un dolore che non passa, che si solleva con rabbia verso le autorità al potere, accusate dagli “indignados” e dalle opposizioni di essere causa della strage per aver creato un sistema di corruzione e malaffare.
E lo fa scendendo pacificamente in piazza prima davanti al luogo della tragedia, la stazione ferroviaria, da poco restaurata da imprese cinesi, dove venerdì scorso in 14 sono morti per il crollo della tettoia esterna in cemento, e poi marciando verso il centro. Ma la scena, alla fine, viene conquistata da giovani soggetti radicali e violenti, vandali vestiti di nero che hanno creato il caos e si sono abbandonati alla violenza, devastando tutto.

Sono le scene – prima composte, poi all’insegna del caos – osservate martedì sera a Novi Sad, dove a migliaia – una folla-record per la città, numeri mai visti dai tempi delle proteste contro Milosevic – si sono ritrovati davanti alla “Železnička stanica” per poi marciare verso il Municipio, in una città blindata dalla polizia.
Forte era già dal mattino la paura di infiltrazioni, provocazioni e incidenti, dopo che membri dell’opposizione avevano sostenuto che gruppi di hooligan sarebbero stati armati di bastoni da frange vicine al Partito progressista (Sns) al potere, per causare caos e gettare discredito sulla massa di manifestanti pacifici.
«Dimissioni», «siete colpevoli», «Vučić ladro», «avete sangue sulle vostre mani» e la tragedia della stazione «è stata l’ultima goccia», le urla e gli striscioni della gente in piazza, in prima fila le foto delle vittime, mentre alcuni giovani imbrattavano con vernice rossa sangue una sezione dell’Sns. Proiettili con la stessa vernice sono stati poi lanciati contro il Municipio, gioiello architettonico di fine Ottocento, dove governa l’Sns, che è poi stato irrorato di letame liquido.

Da lì, è stato un crescendo di tensione e violenze, che ha portato al caos. Protagonisti, decine e decine di hooligan con il viso coperto da maschere, il cappuccio delle felpe a coprire la testa. Questi, mentre la folla pacifica osservava sconcertata e indignata, hanno iniziato a lanciare sassi, mattoni, bottiglie e fumogeni contro la sede del Comune, tentando più volte di fare irruzione nell’edificio – dove si è sviluppato pure un incendio – armati di mazze da baseball, pali e bastoni.
Nel Municipio erano presenti in forze agenti di polizia in tenuta anti-sommossa che, forse per evitare un’escalation, si sono limitati per ore a rispondere solo con abbondanti spruzzate di spray-lacrimogeni. I violenti «erano degli infiltrati, ne siamo sicuri», ha sostenuto la politica d’opposizione Marinika Tepić.
Gli incidenti – duramente condannati da Vučić e da membri del governo – sono proseguiti fino alla tardissima serata, mentre i manifestanti pacifici erano da tempo tornati a casa. Scene simili, ora, si temono anche a Belgrado, dove le proteste potrebbero spostarsi a breve.—
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