Unione italiana a Capodistria, Maurizio Tremul torna coordinatore

Il presidente dopo la decisione del ministero slovemo degli Interni: «Ripristinata la rappresentanza legale, andranno accertate le responsabilità di chi ha contribuito a creare la situazione»

Andrea Marsanich
Uno scorcio di Palazzo Modello, sede dell’Unione Italiana a Fiume
Uno scorcio di Palazzo Modello, sede dell’Unione Italiana a Fiume

Vittoria su tutto il fronte dei collaboratori di Maurizio Tremul, presidente dell’Unione Italiana, l’organizzazione apicale dei connazionali che vivono in Croazia e Slovenia. Il rischio di spaccatura interna all’Ui, sostiene lo stesso Tremul, è stato evitato dopo che lunedì è stata attuata la decisione del ministero sloveno degli Interni, ripristinando così «la rappresentanza legale dell’UI con sede a Capodistria» che era attiva prima del 9 febbraio 2024.

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Uno scorcio di Palazzo Modello, sede della Comunità degli Italiani a Fiume archivio

Quanto deliberato a Lubiana, spiega il presidente Ui in una nota, ha fatto decadere tutte le decisioni accolte dalla Consulta capodistriana nella riunione del 9 gennaio scorso, inclusa la nomina del Comitato dei Garanti, d’Appello e di Controllo. Il ministero ha annullato la decisione del 9 febbraio 2024 dell’Unità Amministrativa di Capodistria, con la quale si era registrata Astrid Del Ben come coordinatrice dell’Ui con sede a Capodistria, eletta al posto di Tremul. In sostanza Tremul torna ora a essere il coordinatore della Ui con sede a Capodistria. Del Ben era stata scelta dalla Consulta e confermata dall’Unità Amministrativa capodistriana il 9 febbraio con un passo che aveva portato di fatto a vertici locali “autonomi”rispetto all’Ui.

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Uno scorcio di Palazzo Modello, sede dell’Unione italiana a Fiume Archivio

Il ministero sloveno dell’Interno aveva deliberato - il 3 giugno e il 14 agosto scorsi - di accettare i ricorsi avanzati dalle consigliere dell’Assemblea e della Consulta, Maia Nerina Bertoch di Ancarano e Liana Vincoletto di Bertocchi, così come da Tremul, certificando che la riunione del 9 gennaio di 7 dei 10 membri della Consulta dell’Ui con sede a Capodistria (Dyego Tuljak, Daniela Ipsa, Alex Zigante, Robi Štule, Jan Pulin, Gianfranco Stancich, Gianfranco Kozlovič) non si era svolta nel rispetto dello Statuto dell’Unione Italiana di Capodistria e della Legge sulle associazioni in vigore in Slovenia.

La seduta si era tenuta in segreto mentre invece – in base alle leggi slovene, allo Statuto e alle regole interne dell’UI – la Consulta avrebbe dovuto riunirsi congiuntamente con l’Assemblea dell’Unione Italiana. E in base ai regolamenti - come ricordato anche nei ricorsi - il coordinatore della Consulta è il presidente dell’Ui. Lo stesso Tremul insomma.

Nel ringraziare i connazionali che lo hanno sostenuto, Tremul annota che questi ultimi mesi hanno rappresentato uno «stallo istituzionale« dell’Unione Italiana, quale organizzazione unitaria della Cni, arrecando «un grave danno all’UI, sia d’immagine che di sostanza». Nel contesto, Tremul (secondo cui i dipendenti Ui a Capodistria sarebbero stati oggetto di una campagna denigratoria e diffamatoria) rileva che «andranno accertate le responsabilità di chi, in modo occulto o palese, ha contribuito» a far sì che fosse messa in discussione l’unitarietà dell’UI e della Comunità dei rimasti.

Per Del Ben però non finisce qui in quanto la procedura del caso va avanti e la decisione definitiva, per legge, spetta all’Unità Amministrativa di Capodistria. —

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