A Bagnoli riaffiora un acquedotto romano

Dalle nebbie del tempo, o piuttosto dall’oscuro ventre di un edificio in ristrutturazione nel cuore di Bagnoli della Rosandra, è affiorato un piccolo ma significativo tratto dell’antico acquedotto romano che portava l’acqua dalla pittoresca vallata all’antica Tergeste. Il ritrovamento fa il paio con la recente scoperta del sistema di fortificazione sul colle di San Rocco tra la baia di Muggia e il torrente Rosandra, anch’esso di epoca romana.
Una conferma di come l’area del Breg sandorlighese celi ancora tra le sue pieghe manufatti e strutture utili a gettare nuova luce sulla storia antica del comprensorio triestino. Il tratto di acquedotto romano riaffiorato dalla nebbie del tempo risulta in perfetto stato di conservazione e è stato rinvenuto in una casa prospicente la piazza principale della frazione di Bagnoli, non lontano dal torrente Rosandra e dall’accesso principale alla valle.
L’edificio, di proprietà di Franco Mingot, titolare dell’omonima azienda di installazione e manutenzione ascensori, è stato oggetto di una completa ristrutturazione che lo ha trasformato in residence. «Accanto alla mia attività principale – spiega Mingot – coltivo durante il tempo libero la passione per l’archeologia. Quando ho acquistato lo stabile ero al corrente che probabilmente l’antico acquedotto poteva risultare occultato sotto la proprietà. Per cui durante i lavori di riassetto siamo stati attenti a procedere con cautela per recuperare eventuali reperti. Siamo stati premiati e ora possiamo annunciare che un altro pezzetto dell’antica infrastruttura è stato messo in salvo. Il residence aprirà a maggio, e dunque sarà possibile osservare da vicino questi resti sottratti all’oblio».
Il ritrovamento del tratto d’acquedotto è stato perfezionato sotto la supervisione di Luigi Fozzati della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, con l’ispettrice responsabile Paola Ventura che in buona sostanza ha curato la direzione scientifica. Il proprietario dello stabile sottoposto a vincolo archeologico, come prevedono le normative, ha affidato i lavori di scavo e verifica a una azienda competente in questo settore, nella fattispecie alla società ArcheoTest. «Il tratto di acquedotto ritrovato supera i due metri di lunghezza – afferma l’archeologo Pietro Riavez dell’ArcheoTest – e raccoglieva le acque del Rosandra e dei suoi affluenti. Impossibile sapere quando è stato realizzato, anche perché lungo la sua estensione non sono mai stati ritrovati elementi utili a datarlo con precisione. Questo nuovo tratto appartiene comunque all’acquedotto che portava l’acqua all’antica Tergeste, dunque in rapporto alla fondazione dell’urbe avvenuta tra il I secolo avanti Cristo e il I secolo dopo Cristo. Durante lo scavo abbiamo trovato anche delle tracce di sepolture sconvolte, prive di scheletri completi. Questo perché più tardi, tra il IV secolo e l’VIII–IX secolo (dal tardo antico all’alto medioevo)l’acquedotto venne adoperato quale area di sepoltura.
Il reperto rinvenuto – continua Riavez – presenta delle spallette in arenaria legate con malta. L’acqua scorreva lungo una soletta di cocciopesto che conserva tracce molto consistenti di incrostazioni carbonatiche. Della copertura non v’è traccia, ma al tempo l’acquedotto risultava coperto da una volta in muratura». Ora il manufatto risulta protetto da uno spesso vetro che ne consente la visione integrale. «La scelta di Franco Mingot di lasciarlo a vista è importante – afferma Riavez – e a lui va riconosciuto un entusiasmo e una passione che ha facilitato il nostro lavoro, oltre che una importante consulenza, vista la sua conoscenza approfondita del territorio». «Non è casuale che nell’area del Breg e nei dintorni del muggesano affiorino questi resti di epoca romana – sostiene Mingot – perché il castrum, l’acquedotto e gli altri reperti ci suggeriscono come i Romani abbiano in pratica realizzato una rete di servizi a sostegno della futura città».
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