A Gorizia Pd e Ssk si schierano: Gergolet ha ragione

Caudek: «La collaborazione transfrontaliera latita. Basta alzare muri ideologici». Cingolani: «Troppi pregiudizi etnici. Ricordo la vicenda della risonanza magnetica transfrontaliera»
Di Francesco Fain

«Come al solito quando qualcuno indica con il dito un problema concreto, invece di cercare di affrontarlo si cerca di sviarlo. Che i rapporti transfrontalieri con tutte le possibilità di sviluppo siano stati condizionati da un atteggiamento superficiale nei confronti della parte slovena è oramai palese e noto a tutti».

Ad attaccare è Julijan Cavdek, segretario provinciale della Slovenska skupnost, che prende posizione al fianco del ginecologo Marco Gergolet e, al tempo stesso, attacca l’assessore comunale Francesco Del Sordi e i consiglieri comunali Fabio Gentile, Francesco Piscopo e Alessio Zorzenon.

«La lista di cosa si sarebbe potuto fare e non si è fatto è lunga, a cominciare dalla risonanza magnetica per finire con le lungaggini nell’approvazione del Gruppo europeo di cooperazione territoriale (Gect). Il dottor Gergolet, pur usando termini forti, ha inquadrato bene un problema che esiste ancora, ed è presente soprattutto a livello politico-istituzionale, dove invece dovrebbe esserci il motore per idee e progetti nuovi. Purtroppo succede proprio il contrario e questo è il problema principale di Gorizia: da anni dà l’impressione di stare sempre dalla parte... sbagliata», attacca il partito della minoranza slovena.

«L’area dove si trovano le tre municipalità transfrontalierie ha problemi comuni, che possono essere risolti solamente attraverso una collaborazione comune, in primis il problema della sanità. Non possiamo più considerare il territorio sloveno solo come occasione per fare il pieno di benzina o la spesa a miglior prezzo. Alle dichiarazioni del dottor Gergolet è sbagliato alzare muri ideologici, che sono segno di scarsità di argomenti con i quali controbattere. Bisogna invece cominciare a darsi da fare in maniera seria e concreta e non proseguire più con tentennamenti e parole, ai quali non seguono i fatti dovuti. Tutto ciò per il bene comune». Conclude Julijan Cavdek: «Gorizia smetta per un volta di guardare verso chimere lontane e si concentri su quello che era per secoli il suo territorio storico. È vero che adesso ci sono i confini ma l’Europa e la giovane democrazia slovena sono delle opportunità serie. Se poi si vuole rimanere ancora sulle fantasie sterili di qualche decennio fa, lo si può anche fare, ma non vorrei che poi continuassimo a manifestare davanti a palazzi ed edifici vuoti».

Anche il capogruppo del Pd di Gorizia, Giuseppe Cingolani, interviene nella polemica scatenata nei giorni scorsi dal ginecologo Marco Gergolet, direttore sanitario dell’ospedale di Šempeter. «Pregiudizi etnici e chiusure nazionalistiche a Gorizia non sono del tutto scomparsi, ma il motivo principale per cui finora non è decollata la collaborazione transfrontaliera è stata l’opposizione politicamente trasversale dei centri di potere regionale, Udine e Trieste in primis, assieme all’ottusità di alcuni isontini, sostenitori della guerra dei poveri tra Gorizia e Monfalcone».

Cingolani riporta alcuni esempi: «La risonanza magnetica transfrontaliera fu stoppata non certo per resistenze di Gorizia, né di Šempeter. Manuela Baccarin, appena mandata a dirigere la nostra Azienda sanitaria, smantellò l’equipe per i progetti transfrontalieri. Quando da Gorizia qualche paziente fu mandato a Šempeter, invece che a Pordenone, per interventi urgenti di chirurgia della mano, i pordenonesi chiesero duramente conto degli utenti sottratti al loro ospedale. Quando l’attuale direttore generale Bertoli affermò che, nel campo della cardiologia, gli sloveni potrebbero venire a Gorizia per installare i pacemaker sottocutanei, su cui siamo all’avanguardia, e noi potremmo andare a Šempeter per l’emodinamica, giunse il rigido “niet” dall’ospedale di Trieste, che rivendicava i nostri pazienti in nome dell’Area Vasta».

Cingolani sostiene che «i centri del potere regionale si comportano con l’Isontino come vampiri. Temono e contrastano la collaborazione transfrontaliera proprio perché è una reale potenzialità di Gorizia, in grado di attirare gli ingenti e spesso inutilizzati finanziamenti europei». Secondo il capogruppo del Pd «è vero che spesso la reazione di noi goriziani è indebolita dai residui ideologici del passato. Ad esempio 3 anni fa il Pd rilanciò l’integrazione di alcuni servizi ospedalieri, tra cui i reparti di maternità, senza proporre affatto di partorire solo in Slovenia. Ma Romoli non andò per il sottile e dichiarò: “Si tratta di un’ipotesi che respingo risolutamente”, perché riteneva inaccettabile che i nostri bambini nascessero “addirittura in nazioni straniere”.

Quell’atteggiamento non esprimeva una chiusura mentale fuori dal tempo?». Circa la reazione degli esponenti del Pdl, che hanno chiesto l’espulsione di Gergolet dalla commissione del Gect per incompatibilità ambientale, Cingolani rilancia: «Tondo ha soppresso l’Ass isontina, contraddicendo tutte le sue promesse elettorali, ed ha negato i 950mila euro chiesti da Bertoli per mettere in sicurezza il nostro punto nascita, proprio mentre costringeva la nostra Azienda a regalare 500mila euro a quella triestina. Il consiglio comunale approvi dunque all’unanimità una mozione affinché Tondo non venga mai più a chiedere voti nell’Isontino, per manifesta e ben più grave “incompatibilità ambientale”».

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