A Monfalcone decolla la centrale operativa sull’amianto

MONFALCONE Dottor Gianni Cavallini, direttore sanitario dell’Aas Bassa friulana-Isontina, qual è la situazione del Crua (centro regionale unico per l’amianto) che oggi alle 10 la presidente Serracchiani e l’assessore Telesca toccheranno con mano al San Polo di Monfalcone?
«Un centro in costante potenziamento. È l’obiettivo chiaramente indicato nelle linee guida per il servizio sanitario regionale del 2016. La Regione ha chiesto alla nostra Aas di implementare ulteriormente i servizi del Crua e noi stiamo lavorando su questo».
La storia del Crua ha radici ormai lontane. Nel 2012 la Regione delibera l’incarico all'allora Ass 2 Isontina di istituire il Crua. A marzo del 2013 è funzionante. In questi anni non sono mancati i dubbi sull’effettiva efficacia del Crua. Che cosa c’è di nuovo oggi?
«Un centro che offre risposte immediate ed efficaci all’utenza, purtroppo in aumento. Un centro che oggi è articolato in due sedi con l’apertura di un ambulatorio anche all’ospedale di Palmanova».
Qualche numero?
«Nel primo anni, il 2013, da giugno a dicembre 72 pazienti. Nel 2015 sono stati 409».
Come funziona il Crua?
«L’operatività si articola in tre fasi. La prima è la sorveglianza sanitaria nei confronti degli esposti all’amianto. In questo contesto, oltre alla effettuazione della visita medica di screening è attivato il punto di ascolto aperto a tutta la popolazione. La seconda fase riguarda la presa in carico interdisciplinare: il paziente che si rivolge a noi e che presenta tracce di malattie dovute all’esposizione all’amianto è accompagnato nei vari ambulatori specialistici per una diagnosi più precisa. In questo percorso va assicurata la assistenza al malato e ai suoi familiari Anche dal punto di vista psicologico, nonché medico legale. Una ulteriore attività è, in intesa con associazioni, patronati, servizi pubblici di sicurezza negli ambienti di lavoro, la realizzazione di programmi di informazione rivolti ai cittadini.
Da dove provengono i pazienti?
«Nella maggior parte dei casi dai medici di base che, conoscendo la storia professionale dei pazienti, individuano l’eventuale esposizione all’amianto. A quel punto al Crua si accede normalmente attraverso il cup. Altri pazienti arrivano dai reparti ospedalieri e dagli ambulatori specialistici: capita che durante un controllo per altra patologia emergano indicatori di malattie amianto correlate».
In passato spesso è accaduto che si ingenerasse confusione sull’effettiva natura del Crua. Molti pensano ancora si tratti di un vero e proprio ambulatorio o reparto ospedaliero. Invece, pare di capire, il Crua è una sorta di centrale operativa dove il malato è accolto e poi assistito nella trafila dei controlli specialistici. È così?
«A grandi linee è così. Il Crua si avvale dei centri specialistici dell’azienda. Per rendere più efficace tale azione, ad esempio, è stata ampliata al San Polo l’offerta di prestazioni dell’ambulatorio pneumologico».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo







