A Monfalcone Monti abbassa le serrande dopo trent’anni di attività

Dopo la cessazione di Marinigh, chiude a fine gennaio il negozio di biancheria I titolari triestini verso la pensione. E la clientela perde un punto di riferimento. Resta aperto il negozio di Trieste, in via Mazzini
Bonaventura Monfalcone-09.11.2019 Svendita promozionale-Monti-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-09.11.2019 Svendita promozionale-Monti-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE Per dire dei rapporti che talvolta si intessono nelle botteghe vecchio stile, quelle in cui la commessa si ricorda perfino il regalo di Natale confezionato per la suocera della cliente l’anno prima, si potrebbe raccontare che nel grande emporio monfalconese di biancheria per la casa e intimo di via Duca d’Aosta, Monti, spesso le addette alle vendite conoscono meglio delle stesse acquirenti le taglie di pigiami e vestaglie indossati dai loro mariti. Ed è infatti uno dei segreti del successo.

Ecco perché la notizia della prossima chiusura, il 31 gennaio 2020, della storica attività con due ampie vetrine al civico 14 della centralissima strada rappresenta un colpo ferale al cuore del commercio cittadino. Il secondo nel giro di una settimana a Monfalcone, dopo la cessata attività annunciata immediatamente prima del Natale di Confezioni Marinigh in piazza Cavour, anche qui nel cuore urbano.

È in corso in questi giorni da Monti una vendita promozionale su una serie di articoli, antipasto del classico fuori tutto che si aprirà nelle ultime settimane di lavoro, in concomitanza con la consueta fiera del bianco. Così, non trattandosi del black friday, la notizia è presto venuta a galla, con sommo dispiacere dell’affezionata clientela che trovandosi con sempre meno negozi di tali articoli sul territorio non sa più come arrabattarsi.

Che il punto vendita declinato all’arredo della casa e alla vestizione della persona, punto di riferimento anche per i cadeaux da riporre sotto l’albero di un amico o parente, sia un pilastro per gli acquisti di molte famiglie monfalconesi lo spiega Daniela, 56 anni, volto del negozio fin dalla sua inaugurazione in città, il 23 marzo 1991: «È una bottega vecchio stile, un punto di riferimento per moltissime persone, dove puoi sempre fare un giretto tra gli scaffali dell’ampia esposizione e guardare se c’è qualcosa che fa al caso tuo. Spesso, negli anni, si sono creati dei rapporti di amicizia con le clienti, che abbiamo vestito dal corredo da sposa fino all’abitino per il nipote appena nato».

Insomma, una bella storia. Come mai, allora, quest’interruzione? «La famiglia Leonori – replica la commessa –, titolare del punto vendita che ha la sede principale in via Mazzini a Trieste, ha ormai raggiunto l’apice della carriera e sta pensando piano piano di ritirarsi per la meritata pensione dopo tanti anni di lavoro».

Il negozio nel capoluogo giuliano resterà aperto, a Monfalcone, invece, si è optato per la chiusura con l’anno nuovo. «Al momento non ci sono notizie su eventuali acquirenti – continua Daniela – certo a noi farebbe piacere che qualcuno si facesse avanti»

In questo periodo ha ricevuto le «coccole» delle clienti, «che sono state spettacolari nel manifestare il loro affetto nei nostri confronti e ci stimolano ad andare avanti». Ormai la notizia della chiusura è stata «digerita», resta il rammarico per «un lavoro che mi è sempre piaciuto e ho condotto agevolmente anche perché la qualità del prodotto è sempre stata alta», dunque portato avanti con entusiasmo e professionalità.

Oltre a Daniela, che da 29 anni lavora per i Leonori, avendo cominciato già prima nel foro triestino, c’è anche Erika, altrettanto dispiaciuta per la fine di questa esperienza: «Abbiamo sempre avuto qui una clientela con la “c” maiuscola, che negli anni è diventata amica. Un rapporto quotidiano che ha portato a conoscere e seguire le persone nelle diverse fasi della vita: prima da sposa, poi da mamma e pure nonna. Tanto che è capitato, per esempio, che di alcune conoscessimo meglio noi la taglia del pigiama del marito che loro».

Una serranda che si abbassa, una storia che si chiude, un’insegna che si spegne, un servizio alla collettività che non sarà più disponibile nella sua preziosa unicità. –




 

Riproduzione riservata © Il Piccolo