A Trieste i profughi toccano quota 984. Cosolini: «Adesso basta»

TRIESTE Trieste è in ginocchio. Per i profughi, in città, non c’è più spazio. Ad alzare la voce, con un chiaro messaggio rivolto alla Regione, è Roberto Cosolini. Il sindaco, davanti all’emergenza-bis al Silos e alla matematica certezza di ulteriori ondate, teme tensioni sociali. «Ogni struttura che mettiamo a disposizione in realtà è un modo per tamponare una situazione che sta diventando sempre più insostenibile perché nel frattempo arrivano altre persone» premette Cosolini.
I numeri Attualmente il capoluogo ospita un totale di 984 migranti: 715 richiedenti asilo, 119 inseriti nel sistema Sprar e 150 minori non accompagnati in carico al Comune. Complessivamente è praticamente il doppio della capacità di accoglienza stimata dagli uffici municipali: capacità che fino a qualche settimana fa aveva consentito una gestione tutto sommato serena del problema. «I meccanismi di distribuzione regionale devono essere più veloci. Ora, indicativamente, abbiamo un profugo ogni 290 abitanti, mentre la media regionale è uno ogni 460. Visto che il numero crescerà ancora, se non si dà un equilibrio sostanziale, non ce la facciamo più. Non può essere che da noi gli arrivi continuino a crescere mentre gli altri Comuni fanno orecchie da mercante» attacca Cosolini.
Le risposte differenziate E aggiunge: «L’assessore regionale Gianni Torrenti sta facendo un gran lavoro ed è per questo che mi rivolgo alla Regione, affinché tutti facciano la loro parte. Per farmi capire uso sempre la stessa immagine: insisto col dire – puntualizza il primo cittadino – che non possiamo essere un gruppo di amici che fa lo stesso viaggio ma uno porta tre valige e l’altro nulla. Anche perché siamo davanti a un cambiamento epocale e il viaggio sarà lungo».
Via Rio Primario Lo stesso capannone di via Rio Primario risulta ormai insufficiente. «Quel sito che abbiamo individuato potrebbe non bastare già più», rileva Cosolini. A partire da questa notte l’hangar di Valmaura è finalmente al completo, dopo giorni di sotto utilizzo a causa di un inghippo nelle liste inviate dalla Questura agli operatori dell’Ics che gestiscono la struttura. «Ciò dimostra che i meccanismi burocratici, che non spettano al Comune, devono accelerare al massimo», accusa ancora Cosolini.
Il Silos «È paradossale che quel sito che abbiamo individuato per rispondere all’emergenza del Silos sia stato riempito solo per la metà e che i profughi abbiano continuato a dormire nelle capanne. Questo non va bene. Il sistema deve procedere in modo organizzato. Ma intanto gli arrivi proseguono – ripete Cosolini – e ogni struttura che troviamo serve solo a tamponare la situazione. È chiaro che alcune risposte provengono dagli accordi internazionali, seppur tardivamente. Ma la gestione dei flussi non può non funzionare, per questo tutti i Comuni devono garantire il proprio contributo».
L’appello alla Regione Da qui, appunto, l’appello alla Regione «in modo costruttivo»: «Lo ribadisco. Se si continua così il Silos rischia davvero di diventare l’unico rifugio possibile. Il quadro, che finora è stato sotto controllo, peggiora insieme alle preoccupazioni dei cittadini. Perché Valmaura potrebbe non bastare più».
I centri di raccolta La rete di solidarietà per la raccolta di indumenti e coperte nei centri preposti, come parrocchie e microaree rionali, nel frattempo continua. L’assessore alle Politiche sociali Laura Famulari ringrazia tutti i cittadini si sono fatti avanti, tanto più in vista dell’imminente stagione invernale.
L’assessore, al momento, invita a portare trapunte e scarpe. «Adesso – rimarca – c’è urgente necessità di questo tipo di articoli». Alcune delle sedi preposte alla raccolta sono ormai sovraccariche di merci e per ragioni organizzative non sono più in grado di riceverne. «Per questo motivo – aggiunge – gli uffici hanno aggiornato l’elenco dei centri di raccolta (consultabile sul sito del Comune al link “sociale”, ndr) con relativi orari e recapiti telefonici. È in quelle sedi che sarà possibile recarsi per depositare gli articoli necessari».
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