A Trieste la mostra-evento di Ettore Sottsass
Inaugurata nel Salone degli Incanti dell’ex Pescheria «Vorrei sapere perché»

TRIESTE
«È stato a Parigi al primo piano di Vog - racconta Sottsass nel '64. - Delle ragazzine si stavano vestendo di pezzi di vestito messi insieme come i pezzi di un meccanismo o di una carrozzeria, in rapporti da choc, senza più le gradazioni, i pendant, il colore che va con questo e il colore che va con quello… Io guardavo… e la più grossa fregatura non era tanto che i miei capelli fossero grigi, quanto che le ragazzine mi avevano preso di contropiede con la loro aggressività...».
«Mi avevano battuto sul tempo, poiché quello che avrei voluto fare con i mobili, loro lo avevano già fatto con i loro stivaletti di tela cerata bianca, le loro calze di tutti i colori, a righe, a quadretti, a bolli...»: sono queste alcune delle molte frasi del grande architetto-artista-designer, che sottolineano nel Salone degli Incanti dell'ex Pescheria le più di 150 opere esposte nell'unica rassegna italiana allestita per festeggiare i suoi 90 anni. Che si è inaugurata ieri con la partecipazione di un foltissimo pubblico e la significativa presenza di Barbara Radice, compagna di Sottsass da molti anni.
Libertà, magia, colore, sogno, poesia intensa, genio, trasgressione eppure equilibrio compositivo, sono, grazie ai suoi lavori che spaziano dall'arte del gioiello a quella della ceramica, dai vetri al design di mobili, dal disegno alla progettualità architettonica alla fotografia, gli ingredienti della festa che la città gli tributa fino al 2 marzo in un luogo inconsueto e fascinoso come il Salone degli Incanti, edificato nel 1913, quattro anni prima che Sottsass nascesse a Innsbruck da padre trentino, architetto, e da madre austriaca.
Quasi un ideale ritorno alle origini, quello dell'architetto-designer a Trieste, significativo per il luogo che lo ospita, una cattedrale sul mare costruita in tempi asburgici, che trova un rimando forse non casuale nella Sala del Trono del Castello di Miramare, dove viene esposta una piccola selezione delle sue opere, che intesserà un dialogo con l'atmosfera mitteleuropea dello storico sito. E singolare anche perché proprio dal pittore Luigi Spazzapan, nato a Gradisca ma vissuto a lungo nella nostra città, Sottsass apprese a Torino i segreti della pittura, rimanendogli nel tempo profondamente legato.
E ancora, una libertà cromatica, quella di Sottsass, che fa per altro venire in mente gli audaci interventi pittorico-architettonici realizzati a Vienna e a Bad Blumau in Stiria, anche se sostenuti da una diversa filosofia, da un altro architetto-pittore del nostro tempo, Friedenreich Hundertwasser, nato nella capitale austriaca nel '28 e mancato nel 2000. Pur fermo restando che Sottsass è stato legato a istanze artistiche e culturali italiane quali il MAC (Movimento Arte Concreta), affermandosi quindi come uno dei nostri più originali interpreti della necessità nel campo del design di evadere dall'appiattimento della serialità.
Non a caso, nel corso della presentazione al Museo Revoltella, l'assessore alla Cultura del Comune Massimo Greco, il quale ha ampiamente condiviso e sostenuto il progetto della mostra - proposto dall'Associazione Culturale Terredarte e curata dal suo presidente Marco Minuz, da Alessio Bozzer e Beatrice Mascellani, che ha progettato l'allestimento - ha precisato che «la rassegna s'inserisce in un indirizzo di politica culturale che potremmo compendiare in un ragionamento sul novecento, che abbiamo sceverato, aprendo l'anno in corso con Piero Marussig, Gillo Dorfles, Marcello Mascherini e le diverse fasi della storia della scultura italiana ed europea e Felice Casorati e chiudendolo con un grande designer nazionale e internazionale quale Sottsass, che per le sue origini familiari è un artista di frontiera.
Può essere quindi significativo e sintomatico che l'unica mostra che viene fatta in Italia in occasione dei suoi novant'anni si tenga in una città di frontiera come Trieste, dove umori e atmosfere italiane e centroeuropee confluiscono. L'iniziativa - ha concluso - è il frutto di una collaborazione a tre tra un'associazione di giovani operatori culturali, l'assessorato alla Cultura e la Fondazione CRTrieste: un incontro di volontà private e pubbliche, in cui l'amministrazione culturale ha funto un po' da incubatore di queste giovani energie quali Terredarte, fatto che mi sembra incoraggiante e importante».
Marianna Accerboni
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