A Trieste un brindisi contro l’intolleranza

TRIESTE Un lungo e sentito applauso, tutti raccolti in cerchio, tutti guardandosi negli occhi, ribadendo ancora una volta che «la tolleranza e la pace devono caratterizzare l’accoglienza verso chi ha storie diverse soprattutto in una città come Trieste».
È stato un gesto tanto semplice quanto significativo a coronare, ieri sera, il primo brindisi multietnico organizzato e promosso dal Comune, di concerto con la Consulta degli immigrati presieduta da Hektor Sommerkamp, dopo che negli ultimi due anni l’iniziativa era stata proposta dal Comitato Danilo Dolci.
Nella galleria del Tergesteo, all’invito lanciato dall’amministrazione guidata dal sindaco Roberto Cosolini, hanno risposto in tanti: c’erano gli esponenti delle numerose religioni ed etnie che convivono a Trieste pronti a sottolineare il valore della convivenza e dell’amicizia.
«Trieste - ha detto il sindaco - vanta una ricchezza culturale frutto della sua storia alla cui crescita hanno contribuito proprio le varie minoranze che l’hanno raggiunta e popolata nei secoli. In questo momento, fatto di grandi preoccupazioni, l’unica paura reale è che possano prevalere l’odio e l’intolleranza verso chi ha una cultura, una religione, una lingua diverse dalla nostra».
E ancora: «Chi istiga all’incomprensione, chi non vuole accettare e accogliere è il vero nemico della democrazia e della convivenza. Invece la Trieste del futuro che vogliamo è quella della tolleranza. Solo così la nostra città potrà avere un grande domani dopo aver avuto un grande passato. Perché Trieste - ha concluso il sindaco - è capace di far sentire chiunque suo cittadino, anche chi arriva da lontano, anche chi ha conosciuto e praticato culture remote e diverse, e riesce a fare tutto questo senza chiedere a nessuno di rinunciare alle proprie radici».
A testimoniare che l’invito è stato capito e accolto nella sua essenza si sono presentati in tanti: il vescovo della Comunità religiosa serbo ortodossa di Austria, Italia, Malta e Svizzera Andrea Cilerdzic, accompagnato dal parroco di Trieste Rasko Radovic e dal diacono Filippo, padre Constantin Eusebiu Negrea, parroco della locale comunità rumena ortodossa, la monaca Malvina Savio del Centro buddista Sakya, Livio Vasieri, consigliere della Comunità ebraica, il capo della Comunità islamica Saleh Igbarria, padre Eustachio, parroco della comunità greco orientale, Valdo Cozzi, in rappresentanza delle comunità religiose valdese, metodista, elvetica, luterana.
Ma, al di là delle religioni, erano presenti, attraverso i loro rappresentanti, molte delle etnie che vivono e operano in città: la cinese, la camerunese, la senegalese, la peruviana, e ancora i serbi, i croati, i filippini, i bosniaci, gli armeni, gli ucraini, i bengalesi. Tutti uniti dal comune intento di celebrare, con un brindisi, la fratellanza, l’amicizia e la tolleranza, nel nome di una città, Trieste, da sempre esempio di accoglienza e convivenza.
Peccato che, in questo consesso, sia mancata la rappresentanza della chiesa cattolica per un impedimento del delegato, il vicario del vescovo, monsignor Ettore Malnati, bloccato fuori Trieste da un convegno far cattolici ed ebrei.
Riproduzione riservata © Il Piccolo