Acqua alta record, non capitava da 15 anni

Mezzo metro nei locali e nei negozi delle Rive e di Ponterosso, traffico in tilt
Il Villaggio del Pescatore fotografato dal nostro lettore eagleeyed
Il Villaggio del Pescatore fotografato dal nostro lettore eagleeyed
L’ala sinistra di Ponterosso sommersa, il Molo Audace seminascosto dall’alta marea, le Rive allagate a macchia di leopardo, i marciapiedi scomparsi sotto ampie pozzanghere tra via Machiavelli, via Mazzini, piazza Tommaseo e via Mercato Vecchio. Decine tra negozi, locali pubblici e scantinati aggrediti da mezzo metro d’acqua. Traffico in totale affanno. E i palazzi della Trieste da copertina - dal Carciotti al quartier generale della Regione, passando per la Prefettura - isolati per ore da una profonda cintura torbida. Stavolta, a differenza del nubifragio di un mese fa, l’invasione non è venuta dal cielo ma dal mare. La raffica di lampi e tuoni del primo mattino si è tradotta in appena 8 millimetri di pioggia tra le 7 e le 8, contro i 50 millimetri che si erano abbattuti in sole tre ore in città lo scorso 28 ottobre. Eppure ieri è andata anche peggio. Perché più che per lo scarso deflusso degli scarichi, in questo caso si è messa di traverso la spinta contraria, debordante, dell’alta marea (si veda l’articolo a lato, ndr).


PONTEROSSO
Il nervo scoperto è stato Ponterosso, sul primo tratto di via Rossini. Qui, poco prima delle 10, in una manciata di secondi l’acqua del canale ha debordato. Mentre le barche continuavano a galleggiare oltre l’altezza della strada, il mare ha invaso i fori commerciali come pure gli accessi espositivi di Palazzo Gopcevich, raggiungendo l’atrio, le sale Selva e Bazlen e il cortile interno, dove nel pomeriggio restava da smaltire uno strato di oltre 30 centimetri. «È il peggior allagamento degli ultimi 15 anni, ma per fortuna non si sono registrati danni né ad apparecchiature né a beni artistici», ha riferito il direttore dell’area cultura del Municipio Adriano Dugulin.


I DANNI
Non se l’è cavata invece il vicino negozio Abitalmente: mezzo metro d’acqua, che ha scavalcato il frangiflutti all’ingresso, ha devastato decine di articoli di pregio tra tappeti, tende, mobili e ornamenti etnici. «Un danno molto ingente - ha stretto le spalle Maurizio Pelos, il proprietario - proprio adesso che arriva Natale e tutti contano di prendersi una rivincita sulla crisi». «Mai visto un disastro del genere, l’acqua veniva dentro a fiumi, se ora mi si alzano i palchetti hai voglia a contare le spese», ha raccontato qualche metro più in là Adriano Cecchini, titolare dell’Antico Panada. Lì vicino, un asse di legno consentiva l’accesso al Caffè Rossini. Una dotazione di fortuna simile a quella che si notava, nella parallela via Machiavelli, davanti all’ingresso laterale delle Generali.


LE
LAMENTELE
Ma si sono ritrovati isolati anche diversi esercizi commerciali sia sulle Rive che nelle strade retrostanti. Altro punto critico - in aggiunta al consueto trittico Vulcania-Bandierette-Gelateria Marra, a fianco del Savoia - è stato ad esempio l’incrocio tra le vie Mercato Vecchio, Diaz e Cadorna, sede del Tea Room, il cui pavimento in legno è tornato ad essere sollecitato dall’umidità. «Un mese fa - si è lamentato il proprietario del locale, Roberto Brazzach - erano i tombini, oggi è la mareggiata: resta il fatto che succede troppo spesso, ultimamente». «In modo così grave almeno due-tre volte l’anno», gli ha fatto eco Nicola Fontanot, titolare del Saturnia di via Boccardi.


LE CRITICITA’
Sott’acqua, ancora, la via Cassa di Risparmio e l’area di piazza Tommaseo e piazza della Borsa, da Pepi S’ciavo al Bar Urbanis.

«Di recente - è sbottata Laura Ferluga, proprietaria de Il Bestiario di via Einaudi - ho sollevato un tombino qui in piazza Verdi e ci ho tirato fuori di tutto». Secchi e ramazze in azione pure a Palazzo Modello e al Verdi, lato via San Carlo, dove si sono riscontrate - come ha confermato il sovrintendente Giorgio Zanfagnin - infiltrazioni «non gravi» sotto il palcoscenico.
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