Ad Aurisina si svuota la grande cisterna vecchia di due secoli

DUINO AURISINA. È iniziata nei giorni scorsi l'operazione “svuotamento” della grande cisterna sotterranea, capace di contenere ben 420 metri cubi di acqua, scoperta lo scorso anno durante i rilievi...
Di Tiziana Carpinelli

DUINO AURISINA. È iniziata nei giorni scorsi l'operazione “svuotamento” della grande cisterna sotterranea, capace di contenere ben 420 metri cubi di acqua, scoperta lo scorso anno durante i rilievi della piazza San Rocco, ad Aurisina. La cavità di raccolta delle precipitazioni meteoriche, costruita due secoli fa, anticamente riforniva gli insediamenti del circondario ed è risultata avere una profondità di ben 5 metri. Si tratta di una cisterna in pietra, dalla volta ad arco, con base rettangolare lunga 12 metri per 7, posizionata proprio sotto il centro urbano ed edificata all'altezza dell'antica fontana, dove secondo gli anziani sgorgava un'acqua purissima. E in effetti, dai primi prelievi svolti, i racconti tramandati dai vecchi si sono dimostrati fondati. «La squadra comunale dei volontari della Protezione Civile – spiega Andrej Cunja, assessore ai Lavori pubblici – ha provveduto a installare la motopompa portatile in dotazione e ha cominciato ad aspirare l'acqua dall'imponente manufatto. Il liquido si presenta perfettamente limpido e ne è stato prelevato un campione per l'analisi». Dopo qualche ora le operazioni sono state interrotte «per non arrecare eccessivo disturbo agli abitanti». Colpletato lo svuotamento si potrà finalmente esplorare arrivare a rendere possibile l'accesso al fondo e l'esplorazione dell'interno del vano. L'interrogativo principale riguarda il possibile sfruttamento del manufatto, che certo può rappresentare un'attrazione anche turistica.

Una valorizzazione adeguata, secondo le idee che erano emerse tra i residenti, durante gli incontri indetti dall'amministrazione, potrebbe essere quella di renderla visibile, magari con una sovrastante pavimentazione trasparente, sul modello di Grado. Tra le proposte, anche quella di sfruttare la camera di pietra come una cantina in cui conservare in esposizione i vini tipici del territorio, a scopo promozionale. La cisterna di raccolta dell'acqua piovana era riaffiorata dal sottosuolo dopo un oblio durato più di mezzo secolo. L'esistenza del manufatto, risalente a metà dell'800, era stata segnalata da Ruggero Calligaris, appassionato ricercatore e profondo conoscitore del Carso. I tecnici dell'Ogs di Borgo Grotta Gigante avevano effettuato i rilievi georadar lungo l’area, così evidenziando il perimetro del vano che è risultato di dimensioni ragguardevoli. Un piccolo sondaggio, effettuato sulle indicazioni ricevute da una persona che ricordava di esser scesa in gioventù nella cisterna, non aveva dato il risultato sperato nell'individuazione della botola di acceso. Un secondo tentativo, con l'apparecchiatura adatta, era risultato più fruttuoso. Poi, con qualche colpo di martello pneumatico, la sottile copertura di calcestruzzo armato della botola d'ingresso (posta in opera dagli angloamericani nella prima metà degli anni '50) era saltata via, rivelando la presenza dell'acqua qualche metro più sotto. Dopo aver allargato il foro e verificato l'assenza di particolari condizioni di pericolo, Calligaris era sceso per primo all'interno della cisterna, utilizzando la scala metallica ancora in posizione dopo tanti decenni.

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