Addio a Trevisan, terzino-roccia del Crda

Se n’è andato ieri, in silenzio, un altro pezzo pregiato del vecchio Crda, la leggendaria squadra creata da Narciso Zelesnich che per un decennio ha fatto sognare i monfalconesi in serie C. Cinquant’anni dopo quell’epopea saluta tutti Sergio Trevisan, il terzino tutto nervi, un “numero 3” lottatore, simbolo di una squadra in cui non c’erano rivalità e che aveva nella grinta, nell’esperienza ma soprattutto nell’amicizia le sue armi.
“Di Davide, Cossar, Trevisan...”, tuonava l’altoparlante del Cosulich a inizio gara nel dare le formazioni. Lui c’era sempre. Non si ricorda un infortunio, un malanno che l’abbia costretto a dare forfait. Dovevano abbatterlo “Cegio” per farlo uscire. C’è riuscita la malattia. E così se n’è andato a 74 anni. Era malato ma sembrava ancora in forze. O forse ha preferito giocare in famiglia, senza rompere le scatole a nessuno, questa brutta partita.
La notizia ieri ha fatto il giro dei suoi vecchi compagni, quelli con cui si era formato un legame inossidabile. Si ritrovava a pranzo a casa Tonca il vecchio Crda: due anni fa a Turriaco l’ultimo convivio anche per ricordare Alfredo (Lulich) appena scomparso. Da quella cena a oggi se ne sono andati altri due di quei “ragazzi”: John Di Davide, la ”vacca volante”, e Sergio Morin, passato dal calcio alla vela con risultati ancora migliori.
Trevisan non era un calciatore raffinato, non aveva raggiunto la gloria della A, come Lulich, Morin e Valentinuzzi. Era umile, testardo, non sbagliava mai una partita e dove non arrivava la classe arrivavano le gambe e i polmoni. Al Crda di Zelesnich era approdato dal San Canzian dove abitava e giocava, l’anno prima del salto in serie C dove si è scritta la storia del calcio monfalconese: prima partita a Pescara e sconfitta di misura (1-2). Brutto inizio. Ma i dieci anni seguenti sono stati esaltanti.
Lui piccolo, magro, scattante, sbilanciato in avanti nella sua corsa sgraziata ma efficace, mai il piede indietro nei contrasti. «Spuntava dalla terra e schivava la pioggia» dice di lui l’amico e collega Guido Covaz. Dava tutto in campo, “Cegio”, i polmoni li spremeva tutti lì. Il suo stipendio? Paga di operaio per un posto nel “garage” del cantiere, assieme a Lulich, Baccari e Cossar. Un posto di tutto riposo rispetto al lavoro in scafo in cui Zelesnich era riuscito a inserire i suoi ragazzi perchè non gli arrivassero troppo stanchi alla partita. «Ma Alfredo (Lulich) riusciva a schivare la fatica perfino lì», diceva ridacchiando durante l’ultimo ritrovo con i suoi compagni. Finita la carriera, passò alle bocce. Bravissimo anche lì, tanto da inanellare molti successi.
Sergio Trevisan lascia la moglie, Anna Tonzar, sorella di un bravo calciatore di allora, Ermes, e due figli. La data del funerale sarà fissata probabilmente oggi.(f.m.)
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