Addio al filosofo Facchi, caposcuola degli studi sul linguaggio a Trieste



È morto a Milano all’età di 93 anni Paolo Facchi, uno dei capiscuola della filosofia del linguaggio che aveva insegnato per ben trent’anni all’università di Trieste. Si è spento in ospedale a seguito di malattia. Era nato a Casatenovo da una famiglia aristocratica.

Facchi si era laureato in filosofia con Antonio Banfi nel 1949 e si era occupato soprattutto di problemi dell’argomentazione, della persuasione e della propaganda nella società industriale. Tra i suoi lavori più importanti ricordiamo “La propaganda politica in Italia”, “La sinistra democristiana” pubblicato con l’amico Giorgio Galli e “Il potere economico: la condizione dell’uomo nella società industriale”. Nei primi anni’60, quando non esisteva ancora un pensiero femminile come siamo abituati a considerarlo negli ultimi decenni, Facchi aveva dato vita a una rivista che si chiamava “La via femminile”.

Dopo essere andato in pensione nel 2001, Facchi aveva cominciato a pubblicare a sue spese, in poche copie distribuite gratis a persone ritenute interessate e competenti, le sue riflessioni e le sue speranze; qualcosa come un salotto allargato, con l’aiuto della posta.

Uno dei suoi ultimi lavori è stato “Hostinato rigore. Ricordi, riflessioni, racconti, per un’autobiografia filosofica”, pubblicata nel 2018 da Mimesis Edizioni e presentata a Trieste all’Antico Caffè San Marco l’estate scorsa.

Sul filo di una memoria ironica e a volte dissacrante, il testo si dipana tra le figure di molti tra i protagonisti della filosofia e della linguistica contemporanea. «La globalizzazione sempre più invadente unifica le capacità e le tecniche di ogni genere, ma non unifica i sentimenti», scrive Facchi nel libro. «Ognuno di noi è nato da qualche parte e anche se ha girato il mondo rimane pur sempre uno che è nato lì, che da bambino ha visto far certe cose e non altre». E che, nel caso del Nostro, da adulto ha scritto un racconto intenso e indimenticabile, “Io non parlerò”. —



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