Alla Domus Lucis, una famiglia speciale che vince la disabilità

«Noi abbiamo creduto all’amore. L’Amore vince». Questi versetti contenuti nella prima lettera di San Giovanni, ben visibili nella sala da pranzo, riassumono perfettamente la filosofia che anima la comunità Domus Lucis. Valori incarnati dalla Serva di Dio Lucia Schiavinato, fondatrice nel 1962, cinquant’anni fa, della struttura triestina ospitata nella villa in via dei Lauri, in fondo a via Manna, donata da Giorgio e Gina Sanguinetti e di altre cinque comunità presenti in Veneto e nel Lazio, tutte gestite dalla Fondazione di culto e religione Piccolo Rifugio. Sono una ventina le persone con disabilità ospitate alla Domus Lucis, tutte donne, divise tra la comunità alloggio per accoglienza stabile (14), e il centro diurno (6). Al loro fianco gli educatori e gli operatori di assistenza cui si aggiungono i volontari, chiamati “amici della casa” per valorizzarne il contributo.
Al centro di tutto, da mezzo secolo - ricorrenza festeggiata a dicembre - c’è la persona: tiene a sottolinearlo Silvia Fazzari, presidente dell’Istituto Volontarie della Carità. «Il valore fondante è lo spirito di famiglia. Si tratta di sfondare le barriere ed esaltare le potenzialità di queste persone che devono sentirsi autonome e integrate nella vita della società. Questa non è una casa di riposo: qui ci teniamo a ringiovanire». Un messaggio preciso che si rifà al progetto chiave della comunità, quello educativo individualizzato, dove per ogni ospite viene concordato un obiettivo da raggiungere, attraverso un percorso che prevede, come spiega Claudia Pascale, educatrice del centro diurno, molte attività specifiche. Si va da quelle artistiche e manuali a quelle espressive e di autonomia, oltre ai laboratori come ceramica o cucina. A ciò si aggiungono le vacanze estive, al mare o in montagna; e in cantiere c’è il progetto di creare giornate con mete di interesse culturale.
Alcuni degli oggetti creati dalle ospiti della comunità, coordinata da Paola Nardelli, dopo aver fatto parte della mostra allestita per la festa del cinquantennale ora rientrano nel progetto del Comune “Trieste Labora”, che vede il coinvolgimento di altri centri diurni cittadini. Segno anche questo di come sia sempre stato solido negli anni il legame tra la Domus Lucis e la città. Ornella, nata a San Giorgio di Nogaro, la cui mamma ha appena festeggiato il traguardo del secolo di vita proprio nella comunità, da oltre quarant’anni è ospite della Domus Lucis e rappresenta l’anima dell’intera struttura: «Per me questa è sempre stata come una famiglia - racconta - qui ho studiato e sono cresciuta come donna, non senza fatica e sacrifici. Questo luogo ci ha fatto capire che non siamo un peso per la società ma che, al contrario, la nostra vita ha un valore come quella di tutti gli altri».
Lo spirito della comunità è ben incarnato dal contributo dei volontari: molti hanno iniziato a prestare la loro opera parecchi anni fa, ragazzini, e sono cresciuti di pari passo alla struttura. «È un ambiente cui sono molto affezionata e se un giorno non ci vengo già mi manca - racconta Loredana, “amica della casa” da più di dieci anni -. C’è un qualcosa di magico e inspiegabile che ci lega tutti insieme. Come una famiglia. Più di una famiglia».
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