Alla Galleria Fabris gestione cinese ma cucina europea

L’ex proprietario Luigi Catania ha voluto delle garanzie: il restauro sarà curato da uno studio di sua fiducia

Passa in mani cinesi anche la Galleria Fabris di piazza Dalmazia, uno dei locali che hanno fatto la storia della ristorazione e della caffetteria triestina. Dopo aver acquistato il Bagutta di via Carducci, gli investitori con gli occhi a mandorla si sono così accaparrati la gestione di un altro importante esercizio.

Oltre a rilevarne la conduzione, la società “Nuova Galleria Fabris” - amministrata da un quarantenne cinese proprietario di altri locali in regione e a Milano - ne curerà anche il restauro. Il proprietario dell'immobile, il radiologo Luigi Catania, ha però chiesto delle garanzie: «Ho accettato di cedere a dei cinesi, ma il progetto sarà seguito da uno studio di architettura di mia fiducia e nessuna modifica - assicura - verrà apportata senza la mia supervisione».

Intenzione del committente e dei due professionisti triestini che lo stanno affiancando nel restauro degli oltre 300 metri quadrati, è di creare sì un bel ristorante con un'ampia zona bar, ma di realizzare anche una zona lettura, un internet point e un'area dove ospitare momenti culturali, esposizioni temporanee e conferenze.

Nel menù niente ravioli al vapore e involtini primavera, ma piatti mediterranei. Ai fornelli e alla direzione ci saranno degli italiani. I cinesi dunque stanno facendo un passo in più a Trieste: investimenti di centinaia di migliaia di euro, non per importare le loro tradizioni ma per aprire locali e negozi che soddisfano le nostre.

La presenza a pochi metri della sede universitaria di via Filzi, degli uffici della Regione e del conservatorio Tartini hanno suggerito alcune soluzioni. «E’ nostra intenzione, previo assenso del committente - spiegano i giovani architetti Paolo Iacobone e Fabrizio Fanigliuolo - con la collaborazione della restauratrice d’arte Francesca Devescovi, fare alcuni saggi sulle pareti e sulle volte per verificare la possibilità di recuperare i decori storici rimasti sotto l'intonaco».

Le passate gestioni hanno completamente snaturato e trascurato gli ampi spazi che si affacciano su quella che un tempo era chiamata piazza della Caserma. Chi oggi butta l'occhio nel locale e fa un paragone con l'opulenza decorativa di cui godeva fino agli inizi degli anni ’70, resta indubbiamente deluso. Gli affreschi e gli stucchi dei soffitti sono stati cancellati da una triste intonacatura, il pavimento in legno sostituito da piastrelle da cucina, la maggior parte dei lampadari rimpiazzati da plafoniere e gli infissi da serramenti in antiestetico alluminio. Nello sbiadito menù, tuttora esposto all'entrata, si legge di piatti come le scaloppine di tacchino al limone, il pasticcio di lasagne e carciofi, le cotolette alla milanese.

Il cantiere per riportare quel locale ai fasti di un tempo aprirà entro l’anno. Intanto un’impresa sta sistemando gli impianti, le fognature e riparando alcune infiltrazioni che avevano costretto i gestori a sistemare catini e secchi in diversi punti del ristorante. «L'intento - assicura Iacobone - è di recuperare parte dell'immagine del caffè storico, incluso il ripristino della pensilina esterna, ovvero di quella sorta di galleria che ha ispirato anche il nome del locale».

Come testimoniano le foto d'epoca, il caffè Fabris era sistemato in una posizione strategica: la fermata delle carrozze prima, la stazione ferroviaria e il passaggio del tram poi lo rendevano gradito anche ai commercianti e ai turisti che arrivavano in città. Solo nel secondo dopoguerra quel caffè, che ospitava anche un'ampia sala biliardo, è stato trasformato in ristorante e pizzeria.

Laura Tonero

Argomenti:galleriecinesi

Riproduzione riservata © Il Piccolo