Alle scuole serali per conquistare la matura «Sfidiamo noi stesse rimettendoci in gioco»

Non ci sono solo gli adolescenti impegnati al polo professionale, c’è chi riprende gli studi abbandonati troppo presto 
Bumbaca Gorizia 28.06.2019 Mature Cossar © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 28.06.2019 Mature Cossar © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

le storie



Se per un po’ tutti i ragazzi e le ragazze alle prese con gli ultimi passi dell’esame di maturità, in questi giorni, le emozioni, le sensazioni e le difficoltà sono più o meno le stesse, quelle di chi sta arrivando alla chiusura del lungo capitolo della vita legato all’esperienza scolastica, per qualche “maturando” il traguardo ormai di fatto tagliato ha un sapore diverso. Speciale. Perché è il frutto di una scelta, se vogliamo, più “consapevole”, di sacrifici particolari, e parla di sogni e obiettivi precisi da raggiungere. Il caso di cui stiamo parlando è quello degli studenti che affrontano l’esame di maturità dopo aver concluso il ciclo di studi serali, nella sede del polo professionale di viale Virgilio. Studenti-lavoratori, nella grande maggioranza dei casi, che hanno scelto di rimettersi in gioco per una questione di orgoglio, oppure per provare a cambiare vita, o ancora per riannodare un filo che si era spezzato ormai tanti anni fa.

Ieri è stato l’ultimo giorno di colloqui orali anche per gli studenti e le studentesse dei corsi serali iscritti all’indirizzo socio sanitario, che a fine mattinata si sono ritrovati davanti alla scuola, emozionati, stanchi ma soddisfatti, per commentare l’andamento delle prove. Tra loro c’era Elisa De Monaco, giovane parrucchiera goriziana che ha sentito il desiderio di “regalarsi” un arricchimento personale, vivere un’esperienza che mancava. «Fortunatamente ho già il mio impiego, la mia professione – racconta Elisa, raggiante dopo aver terminato il suo esame (anche se ancora non sa quale sarà il punteggio finale) –, ma ho voluto comunque rimettermi in gioco sui libri per un bisogno personale, per orgoglio: volevo diplomarmi, dopo aver lasciato gli studi quando ero giovanissima visto che ho iniziato a lavorare già a 15 anni. Ed eccomi qui, ce l’ho fatta». Certo, non è stato semplice, per Elisa come per molti altri come lei. «Studiavo la mattina presto, prima di andare a lavoro, oppure nei weekend, e nel giorno di chiusura del salone da parrucchiera – spiega –. Ci è voluto spirito di sacrificio, ma è andata, e ora sono soddisfatta. Ci tengo a ringraziare i professori, che ci hanno supportato e ci hanno guidato in una crescita importante, ma anche i miei amici, e persino le clienti, che mi hanno sopportata. E c’era persino chi mi interrogava durante le sedute».

Rachele Martini per concentrarsi sullo studio e sul diploma ha interrotto invece il suo percorso nel servizio civile. E ieri ha coronato la sua fatica. «È andata bene, sono contenta – racconta Rachele –. Sembrava dover essere un esame tremendamente difficile, e invece l’atmosfera è stata più tranquilla del previsto. Ora vorrei trovare lavoro come operatrice socio-sanitaria, o magari entrare in una cooperativa». Non prima di concedersi qualche giorno di meritato riposo, però, sul quale Rachele ha le idee chiara: «Mare, relax e un po’ di festa», dice. Un lavoro ce l’ha già Laura Albani – è infermiera al Centro di salute mentale di Gorizia –, ma questi ultimi tre anni di corsi serali, e il diploma che sta arrivando, sono per lei un modo per “chiudere un cerchio”. «Volevo completare il percorso che avevo interrotto in gioventù, per motivi personali – racconta Laura –. Non è stata una passeggiata, perché conciliare lo studio con il lavoro è complesso, ma vedere strada facendo che riuscivo a raggiungere i traguardi che mi ponevo mi ha dato entusiasmo. E arrivando a quest’ultimo esame, devo dire che la nuova formula mi convince: dà più spazio alle persone di esprimere ciò che sono e ciò che sanno».

Indubbiamente, rispetto ai loro colleghi dei corsi diurni, gli adolescenti delle scuole superiori, gli studenti dei corsi serali sono tutti animati da una motivazione maggiore, da un obiettivo più forte rispetto al semplice «senso del dovere». Come anche nel caso di Patrizia Coletta. «Io ho ripreso a studiare perché dopo oltre vent’anni di lavoro da cameriera cercavo qualcosa di più, volevo cambiare lavoro, e ho deciso di riqualificarmi – spiega Patrizia –. Ho sempre desiderato fare qualcosa di utile per la società, per il prossimo, e durante il mio corso di studi ho capito che vorrei lavorare con soggetti che soffrono di psicosi, aiutarli a superare le loro difficoltà. E ora, dunque, inizierò a guardarmi attorno in tal senso». —



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