Alpinista vola per 25 metri, solo contusioni

Non solo salvo, ma anche quasi illeso per miracolo Marino Babudri, 58 anni, uno dei più noti alpinisti triestini (fa parte del gruppo dei Bruti della Val Rosandra della XXX Ottobre) volato ieri in parete per venticinque metri e finito a sbattere sulla roccia.
L’incidente si è verificato sulle Rocchette di Prendera, nel massiccio Croda da Lago delle Dolomiti ampezzane, in provincia di Belluno, sulla stessa montagna dove Babudri aveva aperto una nuova via, il che gli era anche valso l’assegnazione del premio Silla Ghedina per la miglior scalata nel 2008 sulle Dolomiti. Ieri come allora, Babudri era assieme alla compagna, la triestina Ariella Sain. Assieme stavano aprendo un’altra nuova via quando il rocciatore, superato un tetto, dopo il primo tiro è caduto sbattendo sulla roccia sottostante dopo un pauroso volo, come detto di ben 25 metri. Ariella Sain è riuscita a calarlo fino alla base della parete e ha dato l’allarme al 118. È intervenuto l’elicottero del Suem, il Servizio di urgenza ed emergenza medica che garantisce in tutto il territorio del Veneto il soccorso sanitario urgente alla popolazione. Gli uomini del Soccorso alpino e il medico sono stati sbarcati con un verricello di 25 metri, hanno prestato a Babudri le prime cure, lo hanno messo sulla barella e recuperato sempre con il verricello per trasportarlo poi in elicottero all’ospedale di Belluno. Lo scalatore aveva riportato semplicemente una serie di contusioni e una sospetta frattura al piede che successivamente non si sarebbe poi rivelata nemmeno tale.
Babudri e Sain come detto avevano vinto nel 2009 il premio Silla Ghedina per la miglior scalata del 2008 sulle Dolomiti con la seguente motivazione: «L’ennesima conferma dell’affiatata coppia di alpinisti Marino Babudri e Ariella Sain in questa salita del 17 settembre 2008 con la nuova via “Nini” sulla parete Sud del pilastro giallo della Rocchetta di Prendera, mt 2496 - Dolomiti orientali - Gruppo Croda del lago/Cernera - sottogruppo delle Rocchette, in cui si è espressa, seppur nella brevità dell’itinerario, con non casuale intuito di fronte a una cima fuori dagli itinerari convenzionali. La via sintetizza il corretto compromesso tra alpinismo classico e moderno, in un ambiente ancora selvaggio, che denota il carattere esplorativo e spirito di avventura. Notevoli le difficoltà superate, utilizzando protezioni veloci di uso classico. La ricerca nella salita dei punti vulnerabili le conferiscono logicità, audacia e gusto estetico. Non meno severo l’impegno richiesto nel superare in 11 ore difficoltà fino all’ottavo grado che dimostrano le affermate capacità tecniche della cordata.»
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