Ambientalisti italiani e sloveni pronti a denunciare all’Europa gli impianti inquinanti
Nel mirino di Legabiente Gorizia e dei comitati sloveni le fabbriche di Vrtojba e Anhovo

La battaglia per la tutela dell’ambiente abbatte i confini. Si rafforza infatti la collaborazione fra Legambiente Gorizia e i comitati EkoŠtandrež e Civilna Iniciativa di Vrtojba, pronti a fare ricorso anche alla Commissione europea e al Tar per vincere le loro storiche battaglie comuni.
Quali? Porre fine ai miasmi nauseabondi e pericolosi provenienti dallo stabilimento Asfaltna Baza di Vrtojba e contenere le emissioni di polveri inquinanti prodotte dall’impianto di coincenerimento rifiuti e produzione di cemento della società Alpacem (ex Salonit Anhovo).
Lo stabilimento Asfaltna Baza di Vrtojba
Per quanto riguarda il primo fronte, il comitato sloveno da anni ha raccolto dati relativi alle emissioni del vetusto impianto «che, come accertato, contengono anche Ipa - Idrocarburi policiclici aromatici - o Pah, catalogati come cancerogeni, mutageni o teratogeni, attaccano gli ambientalisti) molto vicino alle abitazioni del paese.
Civilna Iniciativa ha contattato la proprietà per illustrare e porre fine al grave disagio e pericolo per la salute provocato alla popolazione dalle emissioni ma la richiesta di localizzare altrove, lontano da centri abitati, o applicare dei dispositivi che ne riducano drasticamente la pericolosità secondo le Bat (Best available techniques, Migliori Tecniche Disponibili) «non ha trovato assolutamente ascolto», spiega Legambiente. Di conseguenza il comitato, sostenuto dall’amministrazione comunale di Vrtojba, si è rivolto alla magistratura slovena e la causa è ancora in corso.
Il cementificio della Alpacem
Il comitato EkoAnhovo punta il dito, invece, contro il cementificio della Alpacem e chiede da anni che si proceda, secondo le normative europee, ad una bonifica seria dell’amianto ancora in situ e che vengano abbattute le emissioni attuali dell’impianto, estremamente pericolose e cancerogene, che spesso superano i limiti consentiti.
Per questo i cittadini si battono affinché vengano effettuati controlli più rigorosi e si proceda ad una più puntuale applicazione delle Bat. Anche se nel 2024 EkoAnhovo ha ottenuto un parziale successo con la riforma della legge slovena sulla Protezione dell’Ambiente, «la situazione resta problematica e potenzialmente pericolosa, sia per le acque dell’Isonzo sia per l’aria che si respira fino a Gorizia.
Infatti è passato più di un anno dal varo della legge che prevede maggiori controlli per la tutela della salute pubblica, ma non viene applicata in quanto il Governo sloveno non ha ancora adottato il relativo regolamento attuativo».
Le norme
Gli ambientalisti ricordano poi le norme relative alle autorizzazioni che le autorità competenti devono rilasciare per l’operatività di impianti industriali, frutto, a caso, di collaborazione transfrontaliera (Via transfrontaliera e Aia). Qualora i gestori dell’impianto non dovessero applicare le Bat per l’abbattimento delle emissioni, è prevista la possibilità di far cessare la produzione.
Nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Ue si legge che «nella definizione e attuazione di tutte le politiche e attività dell’Unione è garantito un livello elevato della salute umana».
Numerosi sono poi i regolamenti e le direttive che fissano norme precise in materia ambientale e per la tutela della salute dei cittadini europei, in particolare la direttiva emissioni industriali e la recente direttiva sulla Tutela penale dell’ambiente, in cui si sottolinea come i reati ambientali e loro effetti si stiano diffondendo in misura crescente oltre i confini dei paesi membri in cui sono commessi, rappresentino una minaccia per l’ambiente ed esigano una risposta adeguata ed efficace.
Le azioni
Per quanto riguarda nello specifico le emissioni provenienti da Asfaltna Baza, Legambiente Gorizia APS, il comitato EkoŠtandrež e Civilna Iniciativa Vrtojba, hanno già intrapreso numerose azioni presso le relative autorità competenti (e in Slovenia anche avviato una causa) ma finora con scarsissimi risultati: Arpa ha accertato la provenienza delle emissioni, ma nessuno ha tratto le conseguenze di tale informazione.
Ora si tratta di fare il prossimo passo, chiedendo con maggiore insistenza alle autorità preposte una Valutazione d’impatto transfrontaliera e l’applicazione delle Bat per concedere l’Aia.
Come detto, poi, si sta valutando la possibilità di fare esposto al Tar e presentare denuncia alla Commissione Europea, per segnalare il mancato rispetto delle Direttive europee e sollecitare una procedura di infrazione contro i due Stati considerati in difetto.
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