Una proposta di legge per abrogare la norma sul Fondo per l’amianto
Iniziativa promossa in Consiglio regionale da sei esponenti del centrosinistra. Obiettivo spingere il Parlamento a bloccare i finanziamenti destinati alle aziende

Si sono vissuti mesi in cui il tema dell’amianto ha tenuto banco come pochi altri in città. Ne hanno parlato ministri, senatori e massimi vertici della politica regionale durante la passata campagna amministrativa, impartendo rassicurazioni o bacchettate a seconda della provenienza, politica of course. E poi è caduto il silenzio sull’argomento.
Che torna in auge ora, proprio a causa del protratto mutismo, per la conferenza stampa indetta ieri mattina da Enrico Bullian e i vertici delle associazioni fin qui battutesi contro il ribattezzato decreto-vergogna. «Siccome si è capito, dopo oltre un anno e mezzo in cui nessuno ha fatto niente al di là dei proclami, che il provvedimento è irriformabile – attacca il consigliere regionale de Il Patto – la nostra idea è stata di depositare una proposta di legge nazionale, con i consiglieri Morettuzzo, Moretti, Massolino, Putto e Liguori, per abrogare il comma 2, articolo 24 del decreto legge 30 marzo 2023 numero 34 con cui è stato istituito quel “nuovo” Fondo per le vittime dell’amianto, la cui gestione ha messo in luce evidenti criticità».
Un plafond di 80 milioni spalmati sul quadriennio a partire da 2023 «apparentemente», sostiene Bullian, in favore dei lavoratori di società partecipate pubbliche che hanno contratto patologie asbesto-correlate durante l’attività lavorativa prestata nei cantieri navali (e dei loro eredi in caso di decesso), ma in realtà diretti proprio a quella compagine industriale. Del resto, questa si ritiene essere «la vera ragione della sua istituzione, posto che un fondo universalistico per tutte le vittime dell’amianto era già attivo da tempo, ex legge 247/2007».
La Ubaldo Spanghero, che assieme all’Associazione esposti amianto di Monfalcone e alla Lilt isontina sta conducendo una battaglia sul punto e che ha presentato un esposto alla Commissione europea in merito alla presunta natura di aiuto di Stato delle erogazioni a carico del Fondo, osserva con Claudio Ceron una circostanza emblematica. «Nel suo bilancio – sottolinea – gli accantonamenti per le spese legali connesse ai contenziosi sull’asbesto sono passati da 60 milioni 899 mila euro nel 2023 a 38 milioni e 88 mila euro nel 2024. Infine a 16 milioni 953 mila euro quest’anno, dato attinto dalla relazione semestrale finanziaria: dunque l’azienda pare ragionevolmente ottimista che i soldi, formalmente congelati dall’Inail appunto per la pratica istruita dalla Commissione europea, possano effettivamente finire a destinazione». Fincantieri non ha mai rilasciato commenti su questo tema, al di là dell’impegno a spendersi nella ricerca sul mesotelioma con l’istituzione di un comitato scientifico.
La proposta di legge abrogativa da sottoporre al Parlamento si avvale dell’iter regionale, secondo cui i progetti normativi, che non devono riguardare materia di specialità o in capo al governo del FVG, vengono presentate alla Presidenza del Consiglio e vengono contrassegnate da un numero d’ordine. Sull’ammissibilità decide il Presidente inappellabilmente. Bullian confida di portare entro Natale all’attenzione del Consiglio regionale il progetto di legge. «In un anno e mezzo non si è risulto nulla e, al di là dell’interrogazione cui la ministra Calderone non ha risposto – spiega assieme a Cerrone – non s’è avuta evidenza degli emendamenti-Centinaio, pur annunciati su Instagram: segno evidente che la Lega, su questo, la pensa in un modo e Fratelli d’Italia in un altro. Pertanto la nostra richiesta è di ridestinare gli 80 milioni al Fondo del 2007 oppure alla ricerca per la cura del mesotelioma e le patologie asbesto-correlate, così sanando i profili di iniquità».
Concorde l’Aea, presente con Diego Dotto: «Tutte le iniziative che possono portare all’eliminazione di questa distorsione sono appoggiate dalla nostra associazione, perché è giusto che le risorse vadano alle vere vittime, non a chi è stato riconosciuto responsabile di averle cagionate». Il Consiglio regionale si era già pronunciato sul Fondo in questione, con l’approvazione all’unanimità della mozione unitaria numero 79, con cui si evidenziava già allora la necessità di un intervento normativo per superare le criticità riscontrate e rafforzare le tutele per le vittime. —
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