Anomalie e colloqui “riservati” in un’altra selezione dell’Aas2

La blogger Luciani contesta le prove per 4 posti di coadiutore amministrativo Il dg Poggiana farà tutte le verifiche ma ripone massima fiducia negli esaminatori
Bumbaca Gorizia 18_03_2018 Ospedale civile San Giovanni di Dio esterni © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 18_03_2018 Ospedale civile San Giovanni di Dio esterni © Fotografia di Pierluigi Bumbaca



Un’altra selezione dell’Aas Bassa Friulana-Isontina fa discutere dopo il caso-centralinisti sollevato dal consigliere comunale Fabio Gentile. Non ha voluto presentare un esposto alla Procura ma scrivere un’accorata lettera aperta all’Azienda sanitaria sì. Lei è Martina Luciani, blogger goriziana, reduce dalla partecipazione alla procedura selettiva per 4 posti di coadiutore amministrativo B, immediatamente successiva a quella per i 12 centralinisti. Circostanziata la sua ricostruzione.

«Al colloquio, svoltosi in forma rigorosamente riservata, in 5 minuti, più o meno, sono stata giudicata non idonea. Risulta da un verbale lapidario in cui si legge che i candidati sono stati giudicati inidonei in quanto nell’esposizione degli argomenti oggetto del colloquio hanno dimostrato incertezza e non hanno risposto in maniera esaustiva alla domanda», premette la candidata. «Il verbale in questione fa riferimento a un Dpr 18/6/77 n.246 che non esiste (ma è una piccola incertezza normativa che nulla toglie alla validità dell’atto). Esiste, invece, un Dpr 18/6/1997 n.246, che sancisce che “Le prove non comportano valutazione comparativa e sono preordinate ad accertare l’idoneità a svolgere le mansioni del profilo nel quale avviene l’assunzione”. Esiste anche il Dpr 9 maggio 1994 n.487 (norme sull’accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e le modalità di svolgimento dei concorsi, dei concorsi unici e delle altre forme di assunzioni nei pubblici impieghi) che all’art. 27, comma 5 scrive: “Le operazioni di selezione, sono, a pena di nullità, pubbliche”. La ratio, per analogia con quanto argomentato dal Consiglio di Stato (sentenza del 27 marzo 2015) in materia di concorsi pubblici (la legge di riferimento è la stessa) coincide con le basilari regole di trasparenza, imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione. Affinché un’aula sia aperta al pubblico, deve essere assicurato il libero ingresso al locale ove si svolgono i colloqui, a terzi estranei, ma anche e soprattutto ai candidati, sia che abbiano già sostenuto il colloquio, sia che non vi siano stati ancora sottoposti».

Martina Luciani ha, dunque, affrontato il suo «segretissimo colloquio» di cui parliamo più diffusamente nel servizio in basso. «Quando ho saputo della selezione di personale, cui potevo accedere perché, ahimè, disoccupata dal 31 marzo scorso, e degli argomenti sui quali avrei dovuto misurarmi, mi sono munita dei libri utilizzati qualche mese fa da mia figlia per l’esame di Diritto amministrativo a Giurisprudenza. Ho realizzato con diligenza - racconta - una dispensa molto dettagliata sulla struttura/funzionamento dell’Azienda sanitaria locale e già che c’ero sulla strutturazione dei servizi sanitari a livello regionale. Mi sono fornita di un librone che si intitola Legislazione e organizzazione del servizio sanitario nazionale. Mi presento al colloquio, nella soleggiata mattina dello scorso 8 agosto». Le domande riguardano la personalità giuridica dei sindacati (domanda a cui Luciani ritiene di non aver risposto poi così male) e che cos’è un elaboratore di testi (Risposta positiva). Prova pratica? «Non c’è. E, dopo pochissimo tempo, la sentenza è on-line: non idonea».

«Ho letto le polemiche in corso sulla precedente selezione, e da più parti mi è stato suggerito di agire in termini legali, affinché sia valutata la congruità della mia prova rispetto l’astratta idoneità all’assunzione. Ma non lo farò. A 60 anni, con la mia laurea in giurisprudenza, le mie carenze in Diritto del lavoro, una variegata esperienza lavorativa, preferisco andare a lavare le scale dei condomini».

L’Azienda sanitaria, attraverso il dg Antonio Poggiana, fa sapere di non conoscere la storia denunciata da Martina Luciani e si riserva nuovi approfondimenti. Si limita a dire: «Non posso che riporre la massima fiducia sugli esaminatori e sul lavoro da essi svolto». Sul caso dei 12 centralinisti aveva parlato di una selezione «non classica e fatta con parametri diversi e corretti».—



Riproduzione riservata © Il Piccolo