«Antenne ed eternit Vogliamo risposte» I dubbi e le paure di chi abita a Melara
C’è preoccupazione a Melara a causa di un’inusuale frequenza di casi di tumore tra gli abitanti del quadrilatero, edificio diventato negli ultimi anni famoso in tutta Italia grazie ad alcuni episodi della serie tv “La porta rossa”. Un numero di malati che ha allarmato alcuni abitanti dello storico “edificio-rione”, impauriti dal fatto che questo importante aumento di casi di tumore possa essere legato alle due antenne installate sul tetto dell’edificio e alla presenza di amianto sulle pareti dello stesso.
Discordanti le voci dei diretti interessati, che si intersecano fra chi è preoccupato e chi invece propende per vedere il lato positivo del vivere in un palazzo come quello di Melara. Com’è il caso di Maria, che abita da ben 43 anni in quella che negli anni ’80 veniva definita addirittura l’Alcatraz triestina. «Io fui fra le prime a venire a vivere qui, appena completata la struttura. Qualcuno che muore di tumore lo possiamo trovare ovunque – continua la decana del Quadrilatero – ma non me la sento di poter dire di aver mai sentito di incidenze tumorali particolari dovute proprio a manufatti presenti sull’edificio». Maria è affezionatissima a Melara ed è pronta a difendere il suo quadrilatero a spada tratta: «A prima vista può sembrare un ambiente brutto e sporco, ma io da qui non andrei via per nessuna ragione al mondo perché all’interno della struttura vi è presente tutto l’essenziale per vivere. Ci sono la posta, la farmacia, l’asilo, un bar, negozi e una palestra. Io poi lavoro qui vicino e dal terrazzino del mio appartamento posso avere tutta la città ai miei piedi».
Eppure – come emerso nei giorni scorsi durante una riunione di commissione in Comune – i numeri dicono che negli ultimi sei anni c’è stata una quarantina di casi di tumore, che hanno causato 19 morti in tre numeri civici adiacenti tra loro. Gli stessi anni che vedono Ferruccio abitante del quadrilatero: «Ho letto dell’articolo apparso sul giornale, ma credo che per vedere se effettivamente ci sia un aumento di casi di tumore bisognerebbe eseguire un serio studio epidemiologico, valutando anche l’incidenza lavorativa, cioè dove hanno lavorato nel corso degli anni gli eventuali interessati».
Chi invece non ha dubbi che nella zona ci sia un problema amianto è la signora Cristina, anch’ella residente storica della struttura. «Anni fa facemmo una riunione assieme ai rappresentanti dell’Ater perché eravamo allarmati dal fatto che sull’edificio ci sono dei rimasugli di eternit, ma la stessa azienda ci tranquillizzò rispondendo che si trattava di amianto “spento”, ossia non più pericoloso per la salute dell’uomo. Io non so più cosa dire – continua rassegnata –, per quanto riguarda una delle antenne incriminate posso solo dire che da quando è stata installata ho molti disturbi nella tv di casa, cosa che non credo sia un indizio promettente». La stessa antenna che toglie il sonno a un’altra residente, intenta a rientrare in casa con il nipotino: «Quell’antenna ce l’hanno messa sulle nostre teste senza chiederci il permesso – incalza la signora Ester –, non ci hanno detto nulla e siamo stati costretti solamente a prenderne atto senza poterci opporre. A volte veramente mi chiedo a cosa serva l’Ater...».
Valutazione ambivalente, infine, quella di Diego, sessantenne, a sua volta da una vita residente nell’edificio: «Sono scettico sulla correlazione tra la presenza di antenne in grado di rilanciare segnali radio, televisivi e satellitari e l’insorgenza di tumori, diverso invece il discorso sull’amianto presente sugli edifici del quadrilatero e del quale l’Ater dovrebbe tenere conto. In tal senso mi aspetto da parte dell’azienda i necessari accertamenti e che ci tenga al corrente adeguatamente». —
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